lunedì 23 marzo 2020

TARZANA, SESSO SELVAGGIO

(1969)

Regia: Guido Malatesta

Cast: Ken Clark, Femi Benussi, Franca Polesello

Genere: Erotico, Avventura, Drammatico

Parla di “Spedizione nella Savana alla ricerca di ragazzina scomparsa divenuta una specie di Tarzan al femminile, rigorosamente a petto nudo”

L’irresistibile pretestuosità del cinema italiano sta anche nel realizzare un film giusto per mostrare un po' di tette, andando a ribaltare un personaggio amato soprattutto dai ragazzini per trasformarlo in una versione al femminile per adulti. Guardando quest’incredibile filmaccio firmato dal mestierante Guido Malatesta (che si firma con lo pseudonimo inglese James Reed) ci si chiede quanta fame di sesso arretrata doveva avere il pubblico che andava al cinema. Si perchè a parte le tette della protagonista, interpretata dall’istriana Femi Benussi, oltre a qualche sporadico nudo di schiena di Franca Polesello (la quale oltre ad una piccola parte ne Il Sorpasso, non fece mai nulla di più elevato artisticamente rispetto a queste produzioni di serie Zeta) risulta quanto meno arduo trovare altri motivi per vedere le avventure di questa sottospecie di Tarzan al femminile. 

Girato nel giardinetto sotto casa con ampio montaggio di scene da natura selvaggia importate da qualche documentario africano, il film ci regala tutto quello che ci serve per giudicarlo, già nelle prime inquadrature quando vediamo la Benussi in topless e tanga selvaggio, seduta su un elefantino, intenta a simulare malamente il classico urlo della Savana, con montaggio associato a varie belve che fuggono. Il tutto si sposta a Londra dove l’avventuriero Glen (interpretato da Ken Clark che ci regalò a suo tempo una grandiosa interpretazione nel classico Attack of the Giant Leeches) insieme alla bionda Doris (Franca Polesello) vengono assoldati da Sir Donovan per recuperare la famiglia della sorella scomparsa in un incidente aereo in Africa.

Durante la spedizione scopriranno che a salvarsi è stata solo la figlioletta di cui rintracceranno una bambolina bruciacchiata. Per tutto il film la Tarzana del titolo non fa altro che far finta di lanciarsi da una liana all’altra e saltellare a piedi nudi sul terriccio, opportunamente nascosta tra le foglie. Ogni tanto la sua controfigura accarezza qualche fiera addomesticata ma il più delle volte vediamo lei abbracciare un cucciolo di leone che non sembra molto convinto delle effusioni ricevute. Al top del trash assoluto vediamo nel finale la Poleselli aprirsi la camicia e mostrare le proprie tette alla Tarzana per convincerla di appartenere entrambe alla razza umana e intimarle quindi di lasciare la giungla per tornare alla civiltà. Il tutto in un tripudio musicale enfatico accompagnato dai saltelli di un’antipaticissimo scimpanzè ripreso chissà dove.

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