(1990)
Regia
Claudio Fragasso
Cast Peter Hooten, Tara Buckman, Richard Foster
Quando parliamo di sequel apocrifi alla caciottara nazionale,
questo di Claudio Fragasso (Clyde Anderson)
è forse l’esempio più lampante del “titolo che non c’entra un cazzo con il
resto del film ma che torna buono per raccattare qualche spettatore fesso in
più”. Almeno Demoni 3 di Umberto Lenzi qualche attinenza, seppur alla
lontana con il film di Lamberto Bava ce l’aveva, o almeno i demoni c’entravano
qualcosa. Qui addirittura il mostro protagonista non è neppur lontanamente
simile a Faccia di Pelle, eroe della storica saga, ma risulta essere una brutta
copia mascherata di Freddy Krueger con tanto di guantone di gomma
comprato alla rivendita di trucchi carnevaleschi e dotato di micidiali artigli
capaci di sfondare corpi umani da parte a parte, peccato che in una scena il
mostro colpisce con il guanto un muro rivelando l’essenza gommosa della sua
terribile arma. Protagonista del film è un’avvenente signora sulla trentina che
viene assalita in casa da questo maniaco che indossa una maschera rassomigliante
ad un Krueger strabico.
Dalla stampa apprendiamo che la poverina sopravvive
all’aggressione ma ne rimane profondamente scioccata al punto da non ricordarsi
più né il proprio nome né i propri familiari. La vediamo infatti vagare verso
la spiaggia con propositi suicidi, propositi che vengono interrotti da un
aitante rompiballe che si era messo a fare il vitellone in auto con la nostra
eroina, la quale per vendicarsi lo aveva fatto spogliare nudo in una toilette
minacciandolo con la pistola. Il vitellone però la rapisce, la lega ad un letto
e inizia a farle avanche sessuali. Nel
frattempo l’assassino mascherato prosegue la sua escalation di omicidi ai danni
di giovani donne. L’intrigo in sé stesso non è male, la sceneggiatura appare
ben misurata, riguardo alla recitazione invece abbiamo una buona prova della
protagonista Tara Buckman , il
vitellone invece, interpretato da Peter Hooten sconfina
spesso sopra le righe ma è il maniaco, una volta scoperta l’identità, che
affossa completamente la credibilità del film con smorfie allucinanti degne di
un venditore di caldarroste sotto anfetamina.
Per il resto siamo di fronte ad
un prodotto medio senza particolari guizzi ma senza neanche particolari cadute
nel grossolano e nel trash. Di sicuro uno spettatore che si aspettava un nuovo
episodio delle gesta di Leatherface potrebbe
anche essersi incazzato un zinzino al cinema. Naturalmente di seghe a motore,
nel film neanche l’ombra, di seghe mentale invece possiamo farcene quante ne
vogliamo ma non capiremo mai il vantaggio che si possa ottenere perculando il pubblico con
titoli farlocchi ed una smodata esterofilia che, in quegli anni, stava già
affossando in maniera irreparabile il cinema italiano di genere.
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