lunedì 20 maggio 2019

I PREDATORI DELL'ANNO OMEGA

(Warrior of the Lost World, 1983)
Regia David Worth
Cast  Robert Ginty, Persis Khambatta, Donald Pleasence


David Worth è un onesto mestierante cinematografico americano che ha lavorato un po' ovunque, dalla Germania alla Turchia finanche in Italia. Considerato un valido direttore della fotografia, non è certo quello che si dice un regista d’autore, pur avendo sfornato alcuni cult memorabili come Kickboxer- L’ultimo guerriero, il trashissimo Shark Attack 3 -  Megalodon e questo I predatori dell’anno Omega, mirabile esempio italiano di fantascienza postatomica e post pecoreccia girato nell’anno di Orwell con un pout-pourri di costumi e pettinature del peggior periodo anni ottanta. Talmente brutto da essere rifiutato dalle sale, il film fece il giro dei mercati internazionali con il titolo “Warrior of the lost world” per poi capitolare miseramente nel mercato home video. La storia, debitamente ispirata come altri mille titoli simili, alla saga di Mad Max vede un guerriero senza nome sfrecciare per pulitissime strade postatomiche (sembra passato da poco un postatomico camion della nettezza urbana) in sella ad una moto truccata con pannelli di plastica per dargli almeno una parvenza di futurismo. 

Il quadro comandi del veicolo è costituito da una specie di cervello elettronico che sembra un prototipo del Siri con qualche disturbo bipolare in corso dal momento che risponde con frasi sconnesse e versi deliranti (Yuppiiiii! Woopa! Be bop Alulaaaaa!). Il nostro eroe giunge nel bel mezzo di uno scontro tra soldati Omega vestiti con divise riciclate da qualche film sui campi di concentramento ed i soliti straccioni ribelli. Pur non avendo un cazzo di voglia, viene arruolato da una certa Nastasia (interpretata dalla ex Miss India Persis Kambhatta)  per aiutarla a ritrovare il padre, catturato dal feroce Prossor (un Donald Pleasence ormai risucchiato dal cinema postatomico dopo il successo di Escape from New York). Durante la missione i due vengono catturati, assistono all’esecuzione di alcuni prigionieri e riescono a liberare il padre di Nastasia, durante la fuga risulta alquanto assurdo che a) i soldati Omega sparano in continuazione ma non riescono mai a uccidere nessuno e B) i fuggitivi si girano, danno un colpo di mitra e ne fanno fuori un centinaio.

Comunque il guerriero salva il vecchio ma perde Nastasia, che viene catturata e torturata da Prossor nel tentativo di sottometterla alla sua volontà (con l’unico risultato di mostrarci l’immane forza interpretativa di Kambhatta, in grado di fare smorfie ai confini della realtà). Il resto del film è tutta un rincorrersi e spararsi addosso tra ribelli e soldati, inseguimenti tra furgoncini ed elicotteri, duelli all’arma bianca e abbozzi di imbarazzanti mosse di kung fu. Le ambientazioni postatomiche e futuristiche cercano di sfruttare architetture e strutture della più moderna architettura concessa all’epoca, il tutto contrassegnato da un senso del pasticcio che sa di preparato al momento con quello che c’era in casa. Robert Ginty, appena esaurito il suo breve periodo di successo, ottenuto con The Exterminator, divertente scopiazzatura de Il Giustiziere della notte, si trova poco a suo agio in un ruolo dichiaratamente alimentare. Non manca nel cast il buon Fred Williamson, il cui periodo italiano lo vedrà partecipe di titoli di punta nel panorama post-nuke italiano.
 

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