lunedì 21 gennaio 2019

RUN! BITCH! RUN!

(Id. 2009)

Regia Joseph Guzman
Cast Ivet Corvea, Cheryl Lyone, John Winscher


Esordio alla regia di Joseph Guzman che l'anno successivo produrrà Big Nuns with big guns, un simpatico esempio di nunsploitation in stile tarantiniano, evidentemente già nell'aria visto che le prime scene di "Run, bitch, run!" si aprono con la proiezione di un video dove una suora si appresta a lesbicare con una ragazza nuda. In realtà questo film si ispira in maniera piuttosto diretta al capolavoro di Meir Zarchi "I spit on your grave" inscenando un vero e proprio "rape and revenge" ad opera di un trio di criminali senza scrupoli composto da un tamarrone soprannominato Lobo (perchè ogni tanto scimmiotta il verso del lupo gratuitamente), una lesbica cubana e un ragazzetto idiota. A farne le spese sono due ragazzine di una scuola cattolica Catherine e Rebecca che vanno in giro a vendere bibbie con il trasportino del supermarket. 

Le due assistono per caso all'esecuzione di una puttana da parte di Lobo e vengono sequestrate in casa, la cubana obbliga Rebecca a farle un cunnilings che sa di schifoso andato a male e viene fatta fuori dopo essere costretta a giocare alla roulette russa. Catherine viene portata nel bosco e stuprata da Lobo ma in qualche modo di salva, scappa dall'ospedale e prepara la sua vendetta psicopatica. Guzman ci sbatte dentro quanta più violenza e sangue possibile sopratutto nella prima parte, i suoi personaggi sono tutti perversi oltre ogni immaginazione, ce n'è per tutti i gusti: lesbiche, cocainomani, ciccioni lascivi, necrofili anche se il tutto assume più un aspetto caricaturale oltre le righe per cui risulta molto difficile prendere sul serio il dramma che scorre sullo schermo.

In più la vendetta perpetrata da Catherine risulta un pò moscia, con lunghi e inutili siparietti in un bar lap-dance e fucilate senza troppa convinzione. Certo le scene finali sono un po dolorose anche per lo spettatore, ma più che dalle parti di "Non Violentate Jennifer" siamo molto vicini al clima e alla suggestione del cinema di un Russ Meyer senza le tettone. il che non è necessariamente un male. Nonostante la sensazione di assistere ad un prodotto grezzo, poco superiore all'amatorialità, lo spettacolo è godibile, considerato poi che rimangono in pochi a fare vera exploitation e sicuramente Guzman è uno di questi.
 

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