Regia Juan Lopez Moctezuma
Cast Claudio Brook, David Silva, Tina Romero
Nonostante sia troppo facile anagrammare il
titolo facendolo diventare "Dracula", questo piccolo grande cult del
cinema horror messicano non ha niente a che vedere con i Vampiri, almeno per
quanto riguarda il plot narrativo, per quanto ispirato alla novella
"Carmilla" di Sheridan Le Fanu che, come tutti sappiamo, parla
appunto di una vampira.
Nel film diretto da Juan López Moctezuma, già
produttore di "El topo" di Alejandro Jodorowsky, Alucarda è
un'orfanella diabolica che vive da anni in un convento messicano assieme a
delle suore vestite con abiti bianchi macchiati del sangue di continue
flagellazioni.Quando la giovine incontra la novizia Justine, il suo influsso
diabolico riesce a traviarla.
Entrambe diventeranno adepte di Satana grazie a
un mi sterioso zingaro che somiglia ad un satiro. Attraverso un sabba dove le
due verranno irretite da un uomo caprone, il demonio si impossessa di loro
provocando lo scompiglio nel convento. Monaci e suore da parte loro ci vanno
giù pesanti e cercano di esorcizzarle crocifiggendole e infilzandole con un
lungo spillone. Justine non regge e muore mentre Alucarda viene tratta in salvo
dal dottor Oszek, medico del paese che accusa i chierici di ingnoranza e
superstizione.
Peccato che Alucarda sia veramente un demonio
e dopo aver irretito la figlia cieca del medico, la rapisce e la porta nel
convento. Anche Justine risorge dalla tomba e comincia ad ammazzare le suore
finchè non la scoprono nuda e immersa in una bara di sangue e la distruggono a
colpi di acqua santa. Alucarda lancia fuoco e fiamme contro gli abitanti del
convento, citando nomi di demoni e urlando come un'ossessa prima della sua
definitiva annientazione.
Arricchito da una splendida fotografia di
Xavier Cruz e dagli ottimi effetti di Abel Contreras, Alucarda è un
misconosciuto capolavoro del cinema horror, debitore del cinema di Jess Franco
e Jean Rollin, si pone perfettamente tra il periodo Gotico e quello
psichedelico anni settanta, Moctezuma non si risparmia nulla, bagni di sangue,
satanismo, possessione, urla, splatter, nudità e lesbismo ma anche una trama
coinvolgente e scenografie surrealiste che rimandano al maestro Jodorowsky,
(una fra tutte l'altare del convento circondato da migliaia di candele)
sopratutto ritrae un'aspra critica al potere ecclesiastico e ai fanatismi
religiosi, cosa che per l'epoca e il paese dove è stato girato il film (il
cattolicissimo mexico) appare decisamente coraggiosa. Convincente e magnetica
la protagonista Tina Romero pur con qualche eccessivo isterismo recitativo,
ottimo anche Claudio Brook nel doppio ruolo trasformista del diabolico zingaro
e dell'eroico dottore.
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