Regia John Waters
Cast Melanie Griffith, Stephen Dorff, Rickie Lane
Solo John Waters può fare film
nello stile di John Waters, uno stile unico, riconoscibilissimo e geniale, si
perché quel matto di Baltimora che 46 anni fa imbracciò la telecamera insieme
ad un manipolo di freak per dare vita ad un nuovo genere cinematografico,
riesce a trasformare le sue meravigliose ossessioni in uno canto del cigno
dell’anarchia in celluloide che, nel caso di Cecil. B. Demented, non è mai
stato così autoreferenziale.
La storia vede protagonista la
stizzosa e insopportabile star del mainstream hollywoodiano Honey Whitlock (Una
splendida Melanie Griffith ) che, alla prima del suo ennesimo e smielato
blockbuster, viene rapita da un gruppo di estremisti cinematografici capitanati
dal folle regista Cecil B. Demented (Stephen Dorff ) con l’intento di
obbligarla a interpretare un film underground dove non esistono comparse né
attrezzisti, solo una telecamera e tanti pazzi tra cui una porno star, una
gotica satanista, un ragazzino scappato di casa, omosessuali e freaks vari.
Gradualmente Honey si troverà
coinvolta sempre più in questo folle gioco al massacro, dove si simulano vere
rapine e assalti terroristici all’impianto mainstream non solo allo scopo di
girare delle scene per il film ma anche di inviare un messaggio chiaro e forte
al mondo delle grosse produzioni. Waters cita tutti i suoi registi preferiti tatuandoli
sulla pelle della folle troupe underground accostando Otto Preminger a
Herschell Gordon Lewis o Sam Peckinpah a William Castle omaggia Andy Warhol ,
rispolvera la sua insana passione per Charles Manson nel personaggio
dell’adoratrice del diavolo e ci sollazza con momenti di vera follia come la
folle corsa del gruppo all’interno di un cinema porno dove tutti gli spettatori
sono intenti in attività onanistiche, recupera dalla sua antica troupe (quella
con cui realizzò il suo capolavoro “Pink Flamingos” per intenderci) una anziana
ma sempre in forma Mink Stole per un breve cameo, dimostrandoci ancora una
volta chi è il padre assoluto del cinema Camp. Per il resto siamo di fronte ad
una commedia briosa e irresistibile che scorre bene e lascia qualcosa dentro,
un’irrefrenabile amore per il cinema e le sue sconfinate derivazioni
stilistiche.
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