Regia Lucio Fulci
Cast Jack Hedley, Almanta Suska, Howard Ross
Siamo sulla riva del fiume Hudson, un
vecchietto tira un bastone al suo cane ma quando l'animale torna indietro ha in
bocca una mano mozzata. Comincia così, in questo modo crudele, uno dei film più
truci e cupi di Lucio Fulci, da molti considerato (Tarantino in primis) il suo
capolavoro. C'è da dire, al di fuori di certe grottesche eccentricità del
maestro romano e il suo gusto per l'eccesso e per lo splatter, che "Lo
squartatore..." è proprio un bel film, sicuramente il titolo italiano in
cui la dimensione americana viene espressa al meglio, superiore a certi titoli
americani dell'epoca. Si parte con la poetica anni ottanta degli scaldamuscoli
di spugna indossati da una giovane (Cinzia de Ponti) che sembra uscita dalla scuola
di Flashdance e invece corre in bicicletta verso il traghetto. Litiga con il
proprietario di un'auto rossa, anch'egli in fila per salire sulla nave, e
quando entrambi sono imbarcati, la ragazza si infila nel parcheggio per
scrivere "shit" sul vetro dell'auto ma incontra l'assassino che parla
come Paperino e la fa a fettine. Il primo omicidio è feroce ma anche gli altri
risultano insostenibili e disturbanti nello stile magistrale che Fulci riusciva
ad esprimere nelle sue opere.
C'è da dire che tutti gli eventi sono ben concatenati a partire dalla signora
un pò ninfomane (una notevole Alexandra Delli Colli) che registra gli ansimi di
uno spettacolino a luci rosse per la collezione del maritino uno pò voyeur e,
dopo essere stata umiliata da due balordi latinoamericani in un bar, finisce
legata nuda al letto del presunto maniaco, si libera ma viene squartata nei corridoi dello squallidissimo
alberghetto in una mirabile sequenza in cui Fulci gioca coi chiaroscuri delle
strette pareti dell'edificio creando abilmente una suggestione da incubo.
Quello che colpisce sopratutto, nel film, è
quell'atmosfera alla "Guerrieri della notte" che si respira ovunque
come se la grande mela fosse completamente immersa nel sesso e nella violenza,
dove una ragazza sola in metro viene, di default, assalita da un maniaco seduto
di fianco (lo stesso della signora ninfomane ovvero l'attore Howard Ross)
finisce poi sbudellata all'interno di un teatro abbandonato. Anche i cosidetti
personaggi "buoni" sembrano non sfuggire alla logica del male, il
tenente di polizia (Jack Hedley) si concede qualche scappatella con le
prostitute e al giovane psicologo che lo aiuta nella indagini (Paolo Malco)
piace collezionare rivistine omosex piene di foto dei village people col
culetto di fuori. A un certo punto sembra che l'intera città sia il vero mostro
che divora tutti nel suo vortice di droga, sesso e malattia mentale mentre lo
squartatore assume le sembianze di un angelo vendicatore pronto a chiudere
caritatevolmente le sofferenze terrene delle sue vittime ormai logorate senza
possibilità di ritorno.
Una morale molto esplicita quella contenuta
nel film di Fulci, morale che trascina lo spettatore al ritmo di disco-music
verso il finale weirdissimo con tanto di bambina frignante che cerca disperatamente
la voce "paperata" del suo papà. La scena della lametta del rasoio,
in un certo qual modo un omaggio a Bunuel e Dalì, resta comunque insuperata in
termini di insopportabilità visiva.
Ho il dvd francese l'unico uncut, forse lo slasher più violento che ho visto morboso e cinico e finale pessimista ha incorniciare il tutto.
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