giovedì 4 maggio 2017

HORRORS OF THE RED PLANET



(The Wizard of Mars, 1965)
 
Esordio alla regia di David L. Hewitt, tipico regista da economicissimi drive-in movie destinati al consumo irresponsabile di massa, questo pastrocchio sci-fi è un tripudio al kitsch più violento, neanche Andy Milligan o Roger Corman avrebbero potuto realizzare qualcosa di così assolutamente "cheap", a partire dagli effetti speciali, veramente bolsi e inconsistenti anche per l'epoca. Cosa strana, visto che Hewitt si specializzerà in Visual Effects entrando persino nel team di "Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi", blockbuster di successo che tutti i cultori anni ottanta sicuramente ricorderanno. Horrors of the red planet è anche conosciuto come " The Wizard of mars", titolo peraltro più appropriato dal momento che di orrori, a parte il film stesso, non se ne vedono proprio nella pellicola. Il film inizia con questa astronavina che si muove fluttuando nello spazio e sembra appiccicata al fondale con i trasferelli (ve li ricordate?), la "fanta" qui è poi talmente poco  "scienza" che l'interno è tutto un fiorire di potenziometri come quello che mio padre usava negli anni settanta per verificare i contatti elettrici. 

I 4 attori, in stupende tutine color cacchina, hanno a disposizione i periscopi dell'U-BOOT 96 per vedere nello spazio e siedono su comode sedie a sdraio incollate nella cabina. A un certo punto i quattro, tre uomini e una rossa de cavei, si rompono i coglioni di girate nello spazio e virano verso Marte, scoppia un temporale (nello spaziooooo??? Ma dai!!!) tutto realizzato come i cartoni animati più scarsi che si possano vedere nella storia del cinema. La grettezza degli effetti si denota sopratutto dai particolari, quelli che ogni tanto l'astronave perde muovendosi nel trasferello . Atterrati su Marte i quattro astronauti color cacchina (con le ghette stile Gastone ai piedi!) indossano delle fantastiche tute dorate e scendono sulla superficie dove trovano un fantastico laghetto di montagna pieno di gamberoni giganti che sembrano scolopendre di cartone e che minacciano di assaltarli. I quattro , nel frattempo si decidono a compiere la traversata del laghetto con i canotti gialli che di solito non guiderebbe neanche un bambino di tre anni. Giunti alle grotte di Frasassi i quattro attraversano un "documentario sulla lava" (nel senso che le riprese della lava sono visibilmente rubate a qualche documentario) e affrontano gallerie di polistirolo fino a uscire nel deserto dove scoprono una strada di mattoni a vista che conduce alla sagoma di un castello risalente al medioevo preconfezionato. 

Fin qui non succede un cazzo, ma il regista continua a propinarci lunghissime scene di attraversamento " speleologico" prima e "desertico" poi. Finalmente dentro al castello vedono un marziano imbalsamato con le orecchie stile "Mad", gli occhi strabici, il nasone e il cervellone infilato in un catino di vetro che lampeggia color lilla.  Mentre il pubblico dorme, l'alieno tenta di comunicare con l'unico del cast capace di far roteare gli occhi all'indietro (così si risparmia sul make-up) e a questo punto il regista ci va giù pesante con assurdi effetti stroboscopici in cui la faccia (da pirla) dell'alieno si sdoppia e svolazza trasparente per le gallerie. A questo punto appare la star del film, o meglio solo la testa di John Carradine che inizia un pippone assurdo  mentre una nebulosa in sovraimpressione gli fa il solletico al naso. Finito il pippotto i quattro si ritrovano in una cantina con un pendolone del Re Sole che se viene mosso fa crollare tutto...indovinate un po  cosa faranno i nostri eroi?

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