Regia Umberto Lenzi
Cast Lara Wendel, Greg Rhodes, Mary Sellers
Una cosa è sicura: gli anni
ottanta non sarebbero stati gli stessi senza la saga dei sequel apocrifi del
capolavoro "evil dead" di Sam Raimi, giunto da noi con il titolo
"La Casa" con quella C affilata che divenne in poco tempo il brand
per eccellenza di una serie di pellicole più o meno scadenti numerate in serie dal 3 al 7 dove il numero 6
rappresenta il primo caso di sequel fantasma della storia del cinema. Il
mistero del numero 6 mancante fu uno dei soliti pasticci all'italiana di quegli
anni, quando il produttore Achille Manzotti registrò i titoli fino a "La
Casa 6" dei quali però vennero realizzati solo il 3, il 4 e il 5. Il
numero 7 infatti fu solo un colpo di genio distributivo perchè in effetti il
film, in originale "The Horror Show" non c'entrava una beneamata fava
con i precedenti.
Diretto da Umberto
Lenzi, La Casa 3 - Ghosthouse, è la riprova, se mai ce ne fosse stato bisogno,
del fulmineo opportunismo dei produttori italiani di allora, che ammaliati dal
successo dei primi due capitoli di Raimi, si sono buttati, come iene affamate, su un brand che per gli anni successivi, ha
invaso i cinema di tavanate galattiche, nella speranza che un pubblico
disattento venisse attirato in sala da quella "C" ormai sinonimo di
spavento e divertimento. Prodotto dalla Filmirage di Joe D'Amato, il film non è
poi neanche così malaccio, nonostante una certa rozzezza realizzativa e alcuni
attori veramente cani. La storia vede una ragazzina modello Carrie che se ne
sta in cantina a sghignazzare con un' orrendo pagliaccio con la tutina di seta,
mentre una mano assassina spacca il cranio del padre e sgozza la madre. Passati
20 anni dall'incipit vediamo un radioamatore di Boston che riceve un messaggio
strano e inquietante proprio dalla casa dove è avvenuto l'orrendo delitto.
Giunto in loco incontra una famigliola di post-hippie che vivono in camper con
una ragazzina antipaticissima che non fa altro che scappare da una parte
all'altra fino a che, fortuna nostra, verrà tranciata in due da un vetro.
E' la
festa degli oggetti trash che uccidono, come il ventilatore anni sessanta che
fa partire una pala a sgozzare il malcapitato di turno, una testa che rotola
nella lavatrice, il ragazzino ciccione nero che fa scherzi con una mano
scheletrica e scompare misteriosamente dalla sceneggiatura senza motivo. Poi
c'è il solito pazzo che gironzola in zona, il necroforo che trova naturale
invitare un perfetto sconosciuto nella sala dove sta truccando un cadavere e
verrà giustamente preso a martellate e chiuso vivo in una bara. Su tutto questo
bailamme più o meno imbarazzante vige l'assoluto cattivo gusto nella scelta
degli attori, Lara Wendel su tutti a dimostrazione di quanto si possa
trasformare in amatoriale il prodotto di un professionista come Lenzi,
attraverso una cagnosa interpretazione. Tuttavia il Buon Humphrey Humbert
(pseudonimo anglofono di Umberto Lenzi ) riesce a regalarci lo stesso dei buoni
momenti di paura, grazie a un'ambientazione americana che richiama al cinema di
Fulci, una nenia ossessiva che ritorna in continuazione per tutta la storia e
quel bruttissimo e rozzo pagliaccione che cambia faccia in continuazione e
spunta da dietro le spalle, omaggiando (o meglio plagiando) apertamente il
terribile clown di "Poltergeist".
la casa3 di gosthouse finisce senza un colpevole,oppure cè un altro film,perchè il clown riappare in vetrina.
RispondiElimina