(Id. 1963)
Regia Federico Curiel
Quest'ennesima (ma la lista è
molto, molto lunga) avventura dell'enmascarado de plata si presenta come un
bizzarro miscuglio di generi che attinge dal gangster movie, alla spy story
fino ad arrivare al western con tanto di risse nei saloon, cavalcate sotto il
torrido sole messicano (indossando peraltro giacche pesantissime quanto orrende!).
Stranamente i protagonisti principali sono due poliziotti in incognito che
devono indagare su rapimenti da parte di una crudele organizzazione criminale
gestita da un tozzo barbuto con gli occhi strabici ed un orrendo cappellaccio
nero. Il Santo compare dopo ben 25 minuti di attesa nel solito laboratorio
segreto multivalvolare con tanto di antennone parabolico e lo vediamo
intento, insieme allo scienziato amico
di turno, a intercettare le comunicazioni dei due sbirri attraverso un
avveniristico orologio trasmittente. Tra una rissa e l'altra c'è pure spazio
per la struggente esibizione di un mariachi con gli anni di Noè che vi farà
arrotare le balle dopo 10 secondi.
Non poteva mancare il sempiterno
combattimento di lucha libre all'interno di una sala che sembra un'aia per
polli tappezzata di pubblicità della Corona e del Rhum Bacardi, davanti alla
solita folla straeccitata composta da bambini masochisti e adulti rimasti
bambini. Per la serie "il cattivo gusto si vede dall'abito"
segnaliamo l'imbarazzante mantello del nostro eroe che sembra un foulard tutto
tappezzato rubato probabilmente a qualche vecchietta. Di positivo nel film c'è
sicuramente un'efficace fotografia in bianco e nero e l'ambientazione rurale
messicana che qui funziona meglio rispetto a tanti altri film.
Quando poi i due
poliziotti vengono smascherati e creduti morti, si ripresentano con tanto di
barba e naso posticci ma vengono di nuovo scoperti e torturati con il crudele
sistema della corda che strizza la fronte, nel finale, dopo un rocambolesco
inseguimento in auto probabilmente accellerato in fase di montaggio, esplode la
scazzottata finale dove El Santo butta tutti i nemici giù da un burrone, o
meglio butta giù dei pupazzi anchilosati. Nonostante la sua caratteristica di
film dozzinale, la recitazione generale è buona, merito anche della presenza di
due star del cinema messicano come Fernando Casanova e la bella Ana Bertha
Lepe. Il regista Federico Curiel, pur non avendo parentele con il nostro
Eugenio, è un mestierante di buona fattura con un portafoglio alquanto ricco
che consta ben 74 film, tutti ovviamente di genere. Da non confondersi (come
del resto succede) con un altro titolo analogo della filmografia santesca
"Santo contra el cerebro del mal" che invece si presenta con toni
decisamente più horror.
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