Regia Peter Newbrook
Cast Robert Powell, Robert Stephens, Jane Lapotaire
L’Ambientazione iniziale del film
si svolge ai giorni nostri con la rappresentazione di un brutto incidente
stradale, i poliziotti però vedono sotto le ruote delle due auto scontratesi un
paio di gambe. Estratto il corpo la polizia si accorge che l’uomo, sorprendentemente,
è ancora vivo. L’azione si sposta verso ambientazioni più gotiche con una
carrozza che giunge in una villa di antiche fattezze. Il ricco filantropo Hugo
Cunningham presenta ai suoi figli la sua nuova moglie che, rimasti da soli gli
chiede quale sia il suo hobby. Da par suo Hugo le rivela che passa il tempo a
fotografare i morti e in particolare una misteriosa macchia nera che appare
nelle foto scattate a persone in punto di morte. E’ l’Asphyx, ululante spirito
della morte che viene a prelevare l’anima e si rivela solo grazie ad un
particolare proiettore ideato dal buon Hugo, il quale dopo qualche esperimento,
decide di intrappolare il suo spirito per diventare immortale.
Purtroppo tale
ossessione si rivelerà distruttiva soprattutto per la sua famiglia. Nonostante
la rappresentazione dell’Asphyx raggiunga livelli grotteschi con un
mostricciatolo verdastro che si agita tutto con la vocetta stridula e ricordi
vagamente lo slime ciccione e ingordo di Ghostbusters, il film rivela
un’essenza gotica tipicamente british di tutto rispetto, merito soprattutto di
una buona sceneggiatura realizzata da Brian Conport su una storia alquanto
originale di Laurence e Christina Beers ma anche grazie ad uno stuolo di ottimi
attori tra cui spicca il glaciale e scheletrico Robert Powell giunto
successivamente alla fama per essere diventato il Cristo di Zeffirelli, qui
nella parte del figlio adottivo di Hugo, completamente assogettato alla follia
scientifica del padre adottivo che gli promette, in cambio di aiuto, la mano
della sorella Christina e la vita eterna.
Protagonista assoluto è invece
l’istrionico Robert Stephens, attore tipicamente britannico anche lui nelle
schiere di Zeffirelli per il suo Romeo e Giulietta. Tra le altre cose nel film
assistiamo alla realizzazione di un proto snuff movie quando Hugo riprende la
moglie e un figlio che remano in barca e per un banale incidente muoiono
davanti alla sua arcaica macchina da presa, certo ci si chiede come può una
cinepresa a manovella fare anche le zoomate ma questo fa parte delle tante
misteriose forature della sceneggiatura media di un B-movie. Vale la pena, in
ogni caso, recuperare la pellicola, se non altro per scoprire come può un
roditore immortale provocare la decapitazione di una ragazza.
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