Regia Augusto Caminito, Mario Caiano
Cast Klaus Kinski, Christopher Plummer, Donald Pleasence
Più che un film questa pellicola
è un patchwork, un miscuglio di mani che ne hanno preso le redini passandole
subito dopo ad un altro, un mIscuglio di attori che sembrano messi lì senza un
motivo a ballare attorno al corpo iracondo di un ipocondriaco Klaus Kinski che
sul set litigava capriccioso con i registi. Si ho detto bene "I
registi", dal momento che il produttore Augusto Caminito, prima di prendere
in mano lui la regia, ha provato a far girare questo ipotetico sequel del
Nosferatu di Herzog a Marco Caiano, poi a Maurizio Lucidi, dopo Pasquale
Squitieri e infine lo stesso Caminito, con qualche inserto girato da Luigi
Cozzi e, secondo le dichiarazioni dello stesso protagonista, qualche parte
girata da Kinski. Con queste premesse e Barbara De Rossi come protagonista, non
poteva che venir fuori una mezza ciofeca. Peccato perché la Venezia fotografata
tra la nebbia che avvolge il mare sprigiona gotica malinconia e angoscioso
splendore da tutti i pori, ed anche le case fatiscenti, le riprese rubate alle
maschere del Carnevale, tutto contribuisce, o avrebbe potuto contribuire, a
farne un buon prodotto.
Del resto cosa vuoi aspettarti da un intro dove la De Rossi
e Yorgo Voyagis vanno a caccia e fanno secco un pipistrello ed allora uno dei
cacciatori dice che porta male uccidere un pipistrello e loro rispondono
"Ah! Ma non è un pipistrello...è un vampiro!" - Ok il film è finito
ragazzi, potete andare! E' invece no, siamo solo all'inizio, vediamo arrivare
Christopher Plummer sul vaporetto, teso come se avesse un bastone su per il
culo, si reca in questa enorme e polverosa villa di proprietà di una contessa
centenaria che sta attaccata con il bostik, in compagnia del prete Donald
Pleasence che, per tutto il resto del film, non farà altro che magnare e
fuggire, fuggire e magnare senza sosta. La De Rossi mostra una bara blindata a
Plummer asserendo che al suo interno c'è Nosferatu, per levarsi ogni dubbio
fanno una seduta spiritica evocando finalmente il vampiro Kinski, il quale
rispetto alla pelata del film originale, qui si è fatto crescere una chioma
alla Limahl (quello di Never ending stoooryyyy!) e si infila in un raduno
zingaresco accompagnato da cloni dei Gipsy Kings dove una madre gli offre la
figlia in dono ma lui niente! In un flashback un prete ciccione e due suore
arrivano davanti ad un portone muovendosi come se fossero in "Quella
sporca dozzina" per affrontare il signore delle tenebre, il prete urla come
un pazzo finchè il portone non si apre e il don con le suore vengono proiettati
fuori dalla finestra e impalati su un cancello. Stessa sorte tocca anche alla
vecchia contessa in una sequenza talmente raffazzonata che ricorda uno sketch
di Fantozzi.
Kinski passeggia per le strade della serenissima con uno sguardo alcolico che mette più che
altro una gran tristezza e un pizzico di disagio sopratutto quando cerca di
praticare un cunnilings alla De Rossi e cerca di farsi una pecora con la
verginella Anne Knecht nel finale, dopo essersi preso una fucilata da Voyagis
che gli apre una finestra nello stomaco (citando forse involontariamente
Apocalypse domani). Il disagio lascia poi il posto al rammarico nel vedere
Nosferatu nelle ultime sequenze che cammina con la verginella in braccio che
manco riesce a reggere e comincia a ciondolare pendendo verso sinistra tra le
nebbiose colli di una splendida città che non meritava un simile trattamento.
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