lunedì 25 maggio 2015

COSMO 2000 BATTAGLIE NEGLI SPAZI STELLARI

(Id. 1977)
Regia
Cast  , ,



In tempi di computer graphic dove anche un bambino di 6 anni può realizzare scene di battaglie stellari da cinema blockbuster, fa tenerezza vedere con quanta astuzia ci si arrabattava nel passato per girare un film di fantascienza. Astronavine che fluttuano lentamente, sfondi riciclati da foto della Nasa, luci psichedeliche e riprese di repertorio alterate cromaticamente. In questo contesto nuota vigoroso questo mirabile esempio di trash interstellare ad opera del nostro impareggiabile Alfonso Brescia, qui americanizzato in Al Bradley con un cast che, nonostante il tentativo di dare una patina internazionale, non tarda a rivelare la sua appartenenza all'italico panorama. Di rientro da una lunga missione spaziale l'astronave del capitano Hamilton (John Richardson) riceve strani segnali da una forza aliena che attira l'equipaggio su un pianeta deserto dove in passato si è scatenata una guerra atomica, qui scopriranno alieni con orecchie a punta verniciati di verde ed un robottone quadrangolare che ricorda i robot giocattolo di latta degli anni '60, il quale comanda le macchine e i cervelli della popolazione. Dopo una lunga serie di vicissitudini i terrestri avranno la meglio sulla macchina ma si porteranno sull'astronave una sgradita sorpresa. Attori in calzamaglia che ricordano Terrore nello spazio di Mario Bava, 

Caschi a lampadina, sesso virtuale psichedelico e la retorica umanistica del protagonista (che non crede nell'uso delle macchine e riscopre il piacere del contatto labiale) costituiscono una ghiotta occasione per scoprire come si possa raccontare la sci-fi fregandosene delle apparenze, infischiandosene del dialogo (che raggiunge picchi deliranti) e dimenticandosi delle regole base di sceneggiatura. Ma sopratutto il regista non si vergogna nemmeno di far vedere l'esplosione del pianeta utilizzando immagini adulterate di un vulcano in eruzione (ma del resto lo facevano anche in America negli anni '60).

In sostanza questo film si presenta come "vecchio di dieci anni" già ai tempi del suo esordio nelle sale, oggi fa quasi tenerezza nella sua ingenuità. Il robottone tutto luminoso è irresistibile e le scene in cui il governo terrestre parla con i giornalisti dicendo che va tutto bene mentre questi poi vanno a riferire ai giornali il contrario, è una costante immancabile di un certo cinema di genere che continua a farsi strada nell'immaginario collettivo proprio grazie a questi clichè narrativi. Brescia però va subito al sodo, non cerca troppe spiegazioni, ne basta una ed avanza, i personaggi sono tutti stereotipati e certe scene di tensione sono anche troppo pompate rispetto a quanto realmente accade. Il tutto viene poi condito con una colonna sonora al sintetizzatore con echi di Bach e passaggi ossessivo psichedelici che contribuiscono in modo sostanziale all'impronta complessiva di questa assurda baracconata.
Da notare che lo stesso Brescia riciclò il set, i costumi ed il robottone per una versione porno del film intitolata "La Bestia nello Spazio", di cui parleremo in seguito.
 

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