Regia Al Festa
Cast Stefania Stella, Rick Gianasi, David Warbeck
Un film ormai di culto,
praticamente un kolossal del brutto cinematografico che ha contribuito suo
malgrado, negli anni novanta, a determinare il declino e la successiva
scomparsa del cinema di genere. Già dai titoli di testa si resta perplessi e incuriositi
da un cast che mescola alla rinfusa Ciccio Ingrassia con Ugo Pagliai, Donald
Pleasence con David Warbeck, Giorgio Albertazzi con Rossano Brazzi e dulcis in
fundo la breve apparizione di Angus Scrimm, il Tall-Man di Phantasm del regista
Don Coscarelli. Cosa si può pensare con un cast del genere? Un capolavoro
citazionista? Una summa dell'horror anni ottanta? Un ritorno agli sceneggiati
gotici della Rai sullo stile "Il segno del comando"? No signori,
nonostante i nomi impressi sulla pellicola, siamo di fronte ad uno dei film più
truzzi e malfatti della cinematografia italiana. Già nel primo omicidio, dove
vediamo il machete accarezzare la vittima da cui si aprono le ferite, ci si
rende conto che qualcosa non va.
Non parliamo poi del flashback iniziale dove
Albertazzi costringe il figlio a guardare uno snuff movie (da lì ovviamente
tutte le motivazioni che portano all'omicidio il serial killer denominato
"video killer"), ma tutto questo signori, non vale nulla di fronte
all'apparizione dell'attrice trash del secolo, ovvero "Stefania
Stella" !!! Reduce da capolavori come "Celebrità" o
"Pierino contro tutti" la Stella è una non-attrice e non-cantante
meravigliosa, al punto che per rendere
la recitazione credibile sentiamo i suoi dialoghi in voice over mentre viene
ripresa da lontano. Al Festa, nonostante sia sua moglie, aveva capito tutto.
Purtroppo qualche primo piano ci rivela l'incredibile recitazione della Stella,
nulla però al confronto della canzone "Eternally yours" dove stecca
visibilmente mentre viene sollevata ( e non è certo un fuscello!) di peso da
ballerini aitanti, di fronte ad un palco poggiato nel Colosseo in mezzo ai
turisti! Non parliamo poi del protagonista maschile Rick Gianasi, un patrick
scwayze denoiarti con capelloni a coda di cavallo, mascellona marmorea, camicia
bianca e stivalazzi nel più puro truzzodeborgata style! Come se non bastasse la
fotografia videoclippara punta tutto su colori saturi come il blu e il rosso,
senza contare alcune sequenze dove le luci sono posizionate in modo sbagliato
al punto di mettere in ombra il volto del protagonista mentre parla.
Non
parliamo poi del montaggio che taglia a fette i dialoghi allontanando di colpo
la telecamera o sfuocando arbitrariamente gli attori mentre stanno ancora
parlando. Festa si da un gran daffare per migliorare le cose, cercando
inquadrature ardite ma la Stella sarebbe in grado di rendere ridicolo anche un
film di Kubrick, atteggiandosi in modo ridicolo a sexy vamp con coscione e
tettone che sbordano da tutte le parti fino all'apoteosi rappresentata
dall'immancabile scena di sesso col Gianasi dove lei copula indossando un
tanga!!! Per il resto ci sarebbe da scrivere un libro riguardo alle
manchevolezze di un film ambizioso solo negli intenti, capace di citare
ironicamente Halloween quando Pleasence prende commiato ( e purtroppo per
ironia della sorte questo sarà realmente il suo ultimo film) ma incapace di
tappare tutti i buchi di una sceneggiatura verbosa e sconclusionata in cui si
mescolano sedute spiritiche imbarazzanti con voci di spettri che sembrano
leggere il copione a macchinetta, vittime inseguite che corrono per i cazzi
loro in tondo lungo le rovine del Colosseo, imbarazzanti balletti dentro la
fontana di Trevi dove la Stella non la finisce più di infracicarsi, dialoghi da
toccarsi i coglioni, musichette che è passano dal romantichese sdolcinato al
goblin profondorossato con una musichetta che cita la soundtrack de "Il
segno del comando" a riprova che Festa si è molto ispirato a questo
bellissimo sceneggiato sia per le atmosfere di una Roma notturna dai rimandi
baviani (anche l'abbigliamento dell'assassino si rifà ad un celebre film di
Bava), sia per la presenza di elementi in comune (un pittore perverso, la
seduta spiritica in un palazzo storico).
Ad un certo punto poi David Warbeck si
scatena in recitazione fuori dalle righe che fa rimpiangere i capolavori
fulciani e nel finale tutto lo spirito visionario di Festa si scatena in un
delirio programmatico che sembra meno peggio di quello che è. In sostanza un
film talmente brutto e malfatto che riesce a ipnotizzare per oltre due ore lo
spettatore, trasportandolo in un universo di tamarri capelloni, tettone
sboccate e vecchie glorie del cinema horror, imperdibile.
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