Regia Alberto Cavallone
Cast Dirce Funari, Claude Maran, Joseph Dickson
Pazzesco! Non c'è altro aggettivo
per definire il cinema di Alberto Cavallone, regista ultra underground italiano
degli anni '70, ancor oggi autore di nicchia e di culto (per pochi). Il suo è
un cinema sgradevole, scomodo e per niente rivalutato nel tempo, per quanto i
suoi film siano avanti anni luce rispetto ai tempi moderni. Devono passare
ancora dei begli anni prima che lo "scat" passi da genere estremo a forma artistico
cinematografica ma in Blue Movie c'è anche questo. Una storia malata che, in
pratica è un susseguirsi di stupri ai danni della povera Sylvia (Dirce Funari)
che fuggita da un uomo mascherato finisce nelle mani di Claudio (Claudio
Maran), il quale, al pari delle bamboline che lega, smonta e rimira, tratta le
donne come oggetti puri da guardare attraverso una vetrata mentre defecano in
un pacchetto di Malboro, farle cospargere interamente di merda in una danza che
eppur qualcosa ha di sensuale.
Ossessivo e visionario il rapporto che mina la
base di tutto il film, un'opera malata in cui A Clockwork Orange si mescola a Salò o le 120 giornate di
Sodoma arrivando alla pornografia soft
di una luce che esplora il corpo femminile di Daniela (Danielle Dugas), zingara
disposta a tutto pur di sopravvivere. Nel cinema di Cavallone, poi, i dettagli
sono importanti come le foto e i video tratti dal passato di Claudio, reporter
fotografico di guerra. In questo la storia prende piega come una sorta di
psicosi del protagonista, anche se per tutto il film non si capisce se è vera
follia od un gioco di complicità di un triangolo umano tra un uomo e due donne
pazze.
L'uomo domina e la donna accetta
di buon grado. Forse siamo di fronte ad una sorta di reazionarismo di destra
che Cavallone ha voluto denunciare in questo film assieme al consumismo che già
a quei tempi marciava compatto verso la vittoria. E' innegabile la forza visiva
di quest'autore, relegato sempre più in basso fino ad essere ricercato come una
chimera da pochi, illuminati, amanti di un cinema di genere che ha permesso a
Cavallone di emergere come anima ed essenza di un cinema che non sarà mai in
linea con i tempi attuali per quanto questa sua prerogativa lo rende un genio
nascosto della cinematografia italiana.
Nessun commento:
Posta un commento