Regia Aaron Osborne
Cast Franklin A. Vallette, Don Yanan, Peter Looney
Prodotto dalla fabbrica di mostri
di Charles Band, degno erede di Corman per quanto riguarda prolificità nella
terra dei B-movie( purtroppo non con la stessa qualità) questo delirante
monster-movie tenta, a suo modo, di rinverdire le gesta della mitica Toho
production giapponese proponendo una sua versione personalizzata del Kaiju
Eiga, il cinema delle creature giganti. A suo modo il film ne cattura
totalmente lo spirito mettendoci dentro quell'ignoranza tipica di un
determinato cinema per ragazzini, fatto di mostri troppo cresciuti giunti a noi
da chissà dove per invaderci. Stavolta tocca al mostruoso Zarkorr, un mix tra i
dragoni orientali e un tirannosauro, che parte subito a inizio film, sbucando
da una montagna infuocata sotto lo sguardo attonito dei soliti testimoni
fuggenti.
Anche l'onorevole tradizione dei modellini in carta pesta di edifici
e strade viene mantenuta, pur peggiorandone la resa al punto che, neanche i
continui ralenty e le molteplici esplosioni riescono a farli sembrare veri. Per
fortuna il regista Aaron Osborne, più noto come production designer che per le
sue doti registiche (ma due anni dopo, da buon recidivo, girerà un altro
monster movie intitolato "Kraa, The sea Monster"), la butta tutta in
caciara, realizzando una quasi parodia dei monster movie, dove l'eroe di turno
è un anonimo postino che viene designato come il salvatore della terra da
una specie di ragazzina in miniatura (ma
con due tette enormi!) che gli spunta sul tavolo indicandogli che il mostro lo
sta cercando. Il postino, da parte sua, cerca di raccogliere aiuti da una
paleontologa televisiva e da un poliziotto stralunato. Inseguiti da polizia ed
esercito, i tre vengono accolti da uno scienziato sciroccato che un sacco di
domande imbarazzanti del tipo "Hai la ragazza?" - "No" -
"Ah! Capisco, ti piacciono le prostitute!".
Nel frattempo il prode Zarkorr prosegue la
sua opera di distruzione tra ralenty lenti come la morte e urla da maiale
sgozzato mentre distrugge modellini di città perennemente vuote. Tutta la parte
spettacolare, per motivi di budget, viene raccontata dal solito delirante
tripudio di telegiornali che hanno fatto la fortuna dei produttori
cinematografici a corto di quattrini. Il finale si risolve frettolosamente,
probabilmente anche gli autori si sono rotti un pò il cazzo! Finale con
l'ennesima canzoncina rock dedicata al mostro, così per non farci mancare
nulla!
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