venerdì 16 gennaio 2015

LE CALDE NOTTI DI CALIGOLA

(Id. 1977)
Regia
Cast , ,



Lontano anni luce dal maestoso e controverso "Caligola" di Tinto Brass, questo film del pluri mestierante Roberto Bianchi Montero (pluri nel senso che ha diretto una caterva di film nella sua carriera, quasi tutti B o Z movie) ci porta ai confini della commedia pecoreccia all'italiana, infarcita di sequenze sexy alimentate, nel montaggio internazionale, con qualche scena hard per rendere più invitante quello che altrove, risulta essere un film veramente deprimente. Il tutto in rigorosa e avvilente povertà. Scordatevi dunque le sontuose scenografie dell'Impero Romano, qua ci buttano dentro qualche colonna in polistirolo, due o tre tendoni rossi, qualche cinta romana con annessi gonnellini e tuniche stracciate. Il peggio però è sicuramente costituito, non tanto dalla trama che vede il noto imperatore intento a trovare la perduta virilità presso l'improbabile studio medico del dottor Barnardus, quanto per l'umorismo scontato e di bassa lega che pervade tutta la pellicola portando alla narcolessia lo spettatore. Fortuna che ci sono qualche frettoloso nudo e sporadiche scene lesbo a destare un minimo di attenzione. 
Davvero poca cosa però, meritevole soltanto per il generoso sedere di Patrizia Webley che gironzola a tunica abbassata per le stanze del luminare, sorta di visione paradisiaca per l'imperatore, che diventerà la sua strada per la guarigione. Il livello di trash riesce ad eguagliare solo il mitico Arrapaho, che a suo modo, aveva comunque qualche nota di interesse. Qua non si riesce proprio a ridere davanti alla telecronaca in stile romano di Silvio Noto, ai tempi molto famoso in televisione, non si ride nemmeno quando vediamo il dottor Barnardus che lavora vicino ad un pentolone chiedere:"sta facendo un filtro magico? No! Maccheroni!" (anche se poi lo vediamo estrarre una forchettata di spaghetti). 
 
Non fa ridere il seppur simpatico Gastone Pescucci che scimmiotta le movenze gay assieme al coppiere imperiale, e nemmeno battute tipo "Ci va col Cassio!" - "Ma insomma, ci va o non ci va?", che dire poi dei tristi personaggi che affollano inutilmente la scena? A partire da Caligola stesso interpretato da un bruttino, cicciotto e riccioluto Carlo Colombo, assolutamente incapace di recitare, oppure il tristo Barnardus che sembra uscito da un fantasy omosessuale con accento svizzero, non parliamo poi delle vestali ignude, ridicolamente cellulitiche o le infermiere che parlano cinese con la elle al posto della erre, ma che non sono assolutamente provenienti dal Sol Levante. Insomma il trash è bello quando è involontario, quando è così forzato risulta terribilmente imbarazzante, quasi come la canzoncina dei titoli di testa e coda tutta cantata dai soliti coretti femminili che ammorbarono le orecchie dei poveri ascoltatori negli anni settanta.





Nessun commento:

Posta un commento