Regia Roberto Bianchi Montero
Cast Carlo Colombo, Gastone Pescucci, Patrizia Webley
Lontano anni luce dal maestoso e
controverso "Caligola" di Tinto Brass, questo film del pluri
mestierante Roberto Bianchi Montero (pluri nel senso che ha diretto una caterva
di film nella sua carriera, quasi tutti B o Z movie) ci porta ai confini della commedia
pecoreccia all'italiana, infarcita di sequenze sexy alimentate, nel montaggio
internazionale, con qualche scena hard per rendere più invitante quello che
altrove, risulta essere un film veramente deprimente. Il tutto in rigorosa e
avvilente povertà. Scordatevi dunque le sontuose scenografie dell'Impero
Romano, qua ci buttano dentro qualche colonna in polistirolo, due o tre tendoni
rossi, qualche cinta romana con annessi gonnellini e tuniche stracciate. Il
peggio però è sicuramente costituito, non tanto dalla trama che vede il noto
imperatore intento a trovare la perduta virilità presso l'improbabile studio
medico del dottor Barnardus, quanto per l'umorismo scontato e di bassa lega che
pervade tutta la pellicola portando alla narcolessia lo spettatore. Fortuna che
ci sono qualche frettoloso nudo e sporadiche scene lesbo a destare un minimo di
attenzione.
Davvero poca cosa però, meritevole soltanto per il generoso sedere
di Patrizia Webley che gironzola a tunica abbassata per le stanze del luminare,
sorta di visione paradisiaca per l'imperatore, che diventerà la sua strada per
la guarigione. Il livello di trash riesce ad eguagliare solo il mitico
Arrapaho, che a suo modo, aveva comunque qualche nota di interesse. Qua non si
riesce proprio a ridere davanti alla telecronaca in stile romano di Silvio
Noto, ai tempi molto famoso in televisione, non si ride nemmeno quando vediamo
il dottor Barnardus che lavora vicino ad un pentolone chiedere:"sta
facendo un filtro magico? No! Maccheroni!" (anche se poi lo vediamo estrarre
una forchettata di spaghetti).
Non fa ridere il seppur simpatico Gastone
Pescucci che scimmiotta le movenze gay assieme al coppiere imperiale, e nemmeno
battute tipo "Ci va col Cassio!" - "Ma insomma, ci va o non ci
va?", che dire poi dei tristi personaggi che affollano inutilmente la
scena? A partire da Caligola stesso interpretato da un bruttino, cicciotto e
riccioluto Carlo Colombo, assolutamente incapace di recitare, oppure il tristo
Barnardus che sembra uscito da un fantasy omosessuale con accento svizzero, non
parliamo poi delle vestali ignude, ridicolamente cellulitiche o le infermiere
che parlano cinese con la elle al posto della erre, ma che non sono
assolutamente provenienti dal Sol Levante. Insomma il trash è bello quando è
involontario, quando è così forzato risulta terribilmente imbarazzante, quasi
come la canzoncina dei titoli di testa e coda tutta cantata dai soliti coretti
femminili che ammorbarono le orecchie dei poveri ascoltatori negli anni
settanta.
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