Regia W. Lee Wilder
Cast Ted Cooper, Tom Daly, Steve Acton
In realtà si potrebbe intitolare
questo film "il bignami della lungaggine cinematografica con scene di
repertorio", così, tanto per far credere al pubblico di vedere un
lungometraggio, dal momento che se togliessimo dal rullo tutte le scene
riciclate dall'archivio dell'esercito americano, dove il regista W. Lee Wilder
(fratello del più famoso Billy) ci propina con ossessionante ripetitività
radaristi e centraliniste immersi in un lavoro frenetico a seguito
dell'avvistamento di un oggetto non identificato che viene rappresentato come
una polpetta luminosa.
Subito dopo entrano in scena quelle che rappresentano la
summa trash di tutto il film, ovvero le auto del centro comunicazione (
comunicazione con chi?) addobbate bellamente con enormi antennoni roteanti sul
tettuccio, auto che scorrazzano per tutta la California seguendo le
testimonianze di alcuni cittadini che hanno visto una specie di palombaro senza
testa. Per quasi un'ora si va avanti con questo tono, utilizzando uno stile
quasi reportistico dove la voce fuori campo la fa da padrone. Certo un buon
sistema per risparmiare idee sulla sceneggiatura e di certo al risparmio, in
questo B-movie dei tempi andati, si è andati parecchio. Niente astronavi,
niente esercito, niente combattimenti e sopratutto niente alieno dal momento
che il nostro sgradito visitatore è invisibile, invisibile e ambiguo dal
momento che non si capisce neanche se è buono o cattivo.
All'inizio infatti
uccide gratuitamente due persone (anche se il film lancia la possibilità, non
approfondita, che forse il primo omicidio è ad opera umana) salvo poi cercare
di mettersi in contatto con la segretaria del solito ufficiale americano che la
tratta bonariamente e si stupisce se si ferma a lavorare fino a tardi quando
tutti sanno quanto queste giovinette vengano sfruttate dall'Arma. La donna ha
quindi un incontro ravvicinato, l'alieno cerca di comunicare con l'alfabeto
Morse ma straordinariamente pare che nessuno dei protagonisti conosca tale
linguaggio. Alla fine,probabilmente disperato per la triste qualità del film,
il nostro fantasma si suicida cadendo da una torretta sulla quale ci si chiede
come sia finito. Solo a questo punto ne vediamo le fattezze, quelle di un uomo
di razza albina, glabro e completamente nudo che ha probabilmente ispirato le
sembianze di David Bowie ne "L'uomo che cadde sulla terra". Il
regista Wilder ci delizierà l'anno successivo con un altro capolavoro della weirdo
sci-fi anni cinquanta, il fantastico "Guerra tra Pianeti" dove la
terra verrà invasa da alieni in calzamaglia e occhioni giganteschi.
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