Regia Bruno Mattei
Cast: Franca Stoppi, Carlo De Mejo, Francesca Carmeno
Quello che fa veramente impressione in questo filmaccio di suore indemoniate sono le espressioni di alcuni attori, talmente sopra le righe da risultare assurde, basti vedere l'introduzione e le innumerevoli facce da indemoniata sadica figlia di puttana che mima Franca Stoppi nella parte della madre superiora, per non parlare dell'urlo agghiacciante e totalmente immotivato di Carlo De Mejo nel finale. Per il resto quello che distingue la pellicola dal resto del genere nunsploitation è non solo l'assoluta mancanza di scene di sesso ma qualsiasi tipo di nudità,cosa che, per un film del genere "vita da suore in convento" appare quasi innaturale. Del resto l'intento dei due realizzatori, la coppia scult del cinema italiano ovvero Bruno Mattei e Claudio Fragasso, era quello di sfruttare il filone esorcistico utilizzando i set del precedente film "La vera storia della monaca di Monza" sempre con il primo alla regia e il secondo alla sceneggiatura.
Nel caso de "L'altro inferno" Mattei si firma con un uno pseudonimo quasi autoriale come Stephan Oblowsky anche se qui di cinema d'arte non ce n'è nemmeno l'ombra, si parla infatti di un convento dove escono cadaveri di suore dagli armadi, dove i neonati vengono buttati vivi nelle pentole, dove i cani assaltano i preti e sbranano i giardinieri, dove gli uomini di chiesa vengono arsi vivi e dove le segrete nascondono strani laboratori di magia nera in cui vengono rinvenuti cadaveri di mulatte a cui la madre superiora estirpa le ovaie a colpi di coltello. Tutto questo per opera del demonio anche se Padre Valerio, chiamato a indagare sui fatti, non crede più alle superstizioni medioevali e parla di psiche, di scienza e di telecinesi, alla fine spunta una tizia dotata di poteri paranormali con la faccia butterata, forse un omaggio a Carrie ma poi esce fuori anche il diavolo con gli occhi che sembrano due led infiammati e allora sono cazzi amari per tutti.
Insomma un'operina dotata di qualche buona suggestione (le bambole appese lungo i vicoletti), un'assordante musica riciclata da un disco dei Goblin che non c'entra un tubo con l'impianto visivo, tante suore troppo vestite che cantano in playback (vedere per credere!) e un cast decisamente imbarazzante, la cui mimica facciale fa veramente pensare che sui set di allora si facesse troppo uso di droga.
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RispondiEliminaOddio, a parte i neonati vivi nelle pentole dev'essere un vero capolavoro! Mi è venuta voglia di vederlo. Sai dirmi per caso dove potrei trovarlo...?
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