venerdì 12 luglio 2024

PIECES

(Mil gritos tiene la noche, 1982) 

Regia Juan Piquer Simón 

Cast Cristopher George, Linda Day, Edmund Purdom 

Parla di ”ragazzino amante dei puzzle cresce e decide di costruirne uno con I corpi di ragazze smembrate a colpi di motosega”  

Nel corso della presentazione di Thanksgiving, la nuova fatica di Eli Roth (Cabin Fever, Hostel, The Green Inferno) tenutasi alla Fondazione Prada di Milano, il regista, parlando di Pieces, si è rivolto al pubblico chiedendo quanti di loro lo stessero per vedere la prima volta. “Quanto vi invidio, è un’esperienza incredibile!” – Ha affermato il regista, e a questo punto, appertenendo io stesso alla categoria dei neofiti, mi sono convinto, nonostante l’ora tarda (il film, come è giusto che sia, iniziava a mezzanotte) a rimanere per la visione. E il buon Eli aveva ragione, cazzo, se aveva ragione! Pieces è davvero un’esperienza unica nel suo genere, uno slasher dove il tasso di ignoranza supera i livelli di guardia e le assurdità (vedete il finale e poi mi fate sapere) mescolate allo splatter estremo e rintuzzate a casaccio lungo il breve corso della pellicola trasformano la visione in un’esperienza al limite del surreale. 

Dopotutto parliamo di un film che parte in tromba con un ragazzino che sta giocando con il puzzle di una ragazza nuda, la madre lo becca e minaccia di buttare via tutto e il ragazzino non trova niente di meglio da fare che spaccare il cranio del genitore e farne a pezzi il corpo. Anni dopo la scena si sposta in un campus di Boston dove, senza neanche darci il tempo di respirare, il regista Juan Piquer Simón ci regala una bella decapitazione con motosega ai danni di una studentella sdraiata sul prato. Come si evince immediatamente, il misterioso assassino in tenuta Baviana (vestito cioè come il killer di 6 donne per l’assassino quindi con cappottaccio e cappellaccio) ma armato di una hooperiana “chainsaw”, si dedica a sua volta al gioco del puzzle ma con corpi umani appartenuti, manco ci fosse bisogno di dirlo, a giovani e bellissime ragazze. 

Le assurdità si sprecano, a cominciare dal fatto che l’intera indagine viene affidata dall’ispettore Frank (Cristopher George) ad uno studentello secchione ma particolarmente capace con le ragazze (già questo stravolge il clichè del nerd da campus) e nonostante il ragazzino sia pure sospettato, viene invitato ad analizzare documenti importantissimi della Polizia. Ad un certo punto irrompe anche Mary (interpretata da Linda Day che era pure la moglie di Cristopher George), una ex campionessa di tennis sotto copertura, la vediamo passeggiare di notte nel parco della scuola e, ad un tratto viene assalita da un cinese che si esibisce in una serie di arti marziali ed altri non è che Bruce Le, controfigura storica del celebre attore. 

Nel cast troviamo anche quella vecchia gloria di Paul L. Smith, celebre (vabbè insomma) per essere stato un po' il clone di Bud Spencer in certi western italiani di bassa caratura. Irresistibile il suo sguardo strabico e le smorfie da maniaco incazzoso che tiene per tutto il film. Nonostante l’ambientazione americana, il film è girato per la maggior parte a Valencia in Spagna, le nudità si sprecano (anche maschili) e le scene gore abbondano, omaggiando in più momenti il cinema di Hershell Gordon Lewis, in particolare l’ultimo omicidio risulta particolarmente ben fatto (soprattutto in termini di prostetica) ma è soprattutto il finale che lascia a bocca aperta, un’ultima sequenza che ti fa uscire dal cinema con quella domanda ormai classica tra gli estimatori: “Ma cosa cazzo ho visto?”. 

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