giovedì 11 maggio 2023

PSYCHOS IN LOVE

(1987) 

Regia Gorman Bechard 

Cast Debi Thibeault, Carmine Capobianco, Patti Chambers 

Parla di “coppia di serial killers si incontra, si ama e continua ad uccidere” 

Regista di culto per molti ma non per tutti, Gorman Bechard ha esordito nel 1984 con il Thriller Horror Disconnected, salvo poi lanciarsi nella commedia di genere, mescolata con richiami horror e fantascientifici, il tutto rigorosamente a budget zero o quasi. Psychos in love rappresenta il suo canto del cigno, una black comedy di matrice demenziale incentrata sul rapporto d’amore tra due serial killer. Joe (Carmine Capobianco) è un barman all’interno di un stripclub di quart’ordine dove un grosso cinese viene a chiedere birra ogni dieci secondi. Nelle prime scene del film descrive la sua vita in bianco e nero mentre sullo schermo si alternano (brutte) sequenze dei suoi omicidi, incentrati soprattutto alla ricerca dell’anima gemella. Il regista, in questo frangente, tenta a modo suo di omaggiare la scena della doccia di Psycho, cercando di clonare le celebri inquadrature della morte di Marion Crane. Dopo svariati tentativi incontra Kate (Debi Thibeault) di professione manicure, anche lei serial killer. 

Entrambi oltre alla passione per l’omicidio, hanno una profonda avversione per l’uva in tutte le salse e derivazioni. Il loro è un colpo di fulmine quasi istantaneo che darà vita ad un rapporto dove l’ammazzamento si alterna ad un romanticismo quasi surreale, almeno fino a quando la loro voglia di uccidere non subirà una forte crisi confluendo nell’incontro con un terzo serial killer, un viscido idraulico con tendenze antropofaghe, il quale metterà a posto ogni cosa. La verve surreale del film si sposa perfettamente con una confezione scialba e semi amatoriale che permea ogni fotogramma, ma Bechard riesce comunque a tirare fuori qualcosa di decente grazie ad un montaggio vivace e soprattutto grazie alla spontanea recitazione dei due protagonisti, in particolare la Thibeault che, con il suo visetto d’angelo, rende decisamente più gradevole la visione. 

Peccato che la grossolanità delle battute sparse qua e là non strappi una risata manco a morire, persino i personaggi più strani (la tizia logorroica del bar che preferirebbe essere smembrata piuttosto di vivere nella noia) risultano grotteschi e privi di mordente, così come l’espediente del metacinema che si infratta ogni tanto tra le scene (con membri della troupe che compaiono e scompaiono) e qualche scenetta demente (la spogliarellista che non muore mai), sebbene cerchino di tirar su il morale, non fanno altro che peggiorare la situazione. Tuttavia, se si amano le trashate in stile Troma, Psychos in Love risulta godibile a patto di essere dell’umore adatto per sopportare le trovate imbarazzanti snocciolate da Bechard ma soprattutto l’orrenda canzoncina cantata dai due protagonisti con una tastierina in sottofondo . 

Il sangue e le frattaglie abbondano, la narrazione si sviluppa senza particolari impacci e qualche sorriso non particolarmente forzato lo riesce anche a strappare. Certo una volta basta e avanza, ed infatti nel seguente tentativo di riproporci l’horror demenziale a colpi di psicopatici, Berchard cadrà miseramente nella bruttezza assoluta in “Cemetery High”, sua ultima prova  con cui chiuderà provvisoriamente la sua carriera anni ottanta. Berchard riprenderà in mano la macchina da presa solo nel 2002 realizzando cortometraggi, video e documentari musicali, tutta roba lontana anni luce da capolavori weirdo come questo. 

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