mercoledì 1 giugno 2022

LIBIDOMANIA

 (1979) 

Regia Bruno Mattei 

Cast Mimmo Poli, Gennarino Pappagalli, Liana Tabacchino 

Parla di “Finto mondo movie che esplora le perversioni sessuali dei cinque continenti con finta autorevolezza scientifica” 

Conosciuto anche con il titolo Sexual Aberration (Sesso perverso), questo tardo mondo-movie si presenta come uno degli ultimi scampoli del genere dove crolla anche l’ultima parvenza di rappresentazione del vero dando adito ad una carrellata di finte dimostrazioni delle più varie perversioni sessuali tra Occidente, Oriente e Africa. Il tutto accompagnato da una serie di false interviste pseudo scientifiche da parte di luminari della sessuologia applicata che sono più verosimilmente esponenti della cinematografia più terra terra come Gennarino Pappagalli o Liana Tabacchino. Dulcis in fundo, il film è sovrastato dalla voce narrante di Norbel Gastell (conosciuto per la serie televisiva La Casa del Guardiaboschi) che illustra le varie sequenze passando da una specie di bordello cinese, dove il simil-buddha (per somiglianza fisica eh!) Mimmo Poli se la spassa con alcune geishe dotate di maschere di plastica fino a certe tribù africane dove si propizia la potenza sessuale perforandosi le narici con dei bastoncini, fino a far sgorgare fiotti di sangue ad irrorare il fiume circostante. 

Alla regia troviamo il buon Bruno Mattei (con lo pseudonimo Jimmy Matheus) che spinge fino all’estremo l’arte dello shock nudo e crudo, non esitando a mostrare aberrazioni di madri indigene che si nutrono dei vermi all’interno del cranio del consorte deceduto. Necrofilia, zoofilia e altre deviazioni vengono mostrate attraverso un montaggio dinamico che non concede più di qualche breve istante per ogni rappresentazione, dando se non altro, all’opera quella scorrevolezza che non si fossilizza sulla bassa ostentazione del pruriginoso voyeurismo pur essendo un film creato ad hoc per soddisfare un pubblico, per l’appunto, voyeur. Del resto la pellicola stessa è soprattutto un taglia e cuci che arriva a inserire scene tratte dal “Devil in Miss Jones” di Gerard Damiano e da “Nuova Guinea: Isola dei Cannibali” di Akira Ide da cui Mattei attingerà anche l’anno successivo per il suo cultone “Virus: Inferno dei morti viventi”. 

Tra signorine che pisciano nella coppe di Champagne, tacchi a spillo che calpestano maschioni nudi, indigeni che si inculano totem propiziatori, messe nere e altre amenità più o meno edificanti, si snoda una carrellata di nudità e ammiccamenti sessuali altrettanto espliciti che cercano pure una parvenza di autorevolezza scientifica citando, nei titoli di testa, una serie di volumi di sessuologia redatti da psicologi e studiosi tra cui Richard Von Krafft-Ebing e il suo “Psychopathia Sexualis”, uno dei primi trattati di patologie sessuali. Non ci è dato di capire quanto scientifica possa essere stata l’ispirazione dei trattati citati in rapporto ad un mondo movie dove l’unico intento che trapela dalle sue pieghe è quello di realizzare una specie di soft - pornazzo che ondeggia felice nel mare magno della pornografia per famiglie mascherata da liberazione sessuale.  

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