mercoledì 9 febbraio 2022

L’ ABBRACCIO DEL RAGNO




(Ein Toter hing im Netz, 1962) 

Regia Fritz Böttger 

Cast Harald Maresch, Helga Franck , Alexander D'Arcy  

Genere: Fantascienza, Horror, Exploitation 

Parla di “ballerine naufragate su isola deserta devono vedersela con il loro impresario trasformato in uomo ragno” 

Un vero peccato che questo fantahorror teutonico di serie ultra zeta non sia conosciuto e venerato come dovrebbe, perché vi garantisco che è pura dinamite exploitation, talmente ridicolo e grottesco da rasentare il capolavoro, arricchito dal fascino vintage di uno splendido bianco e nero ma soprattutto dalla presenza sempre più discinta, man mano che il film scorre, di uno stuolo di ballerine che da sole varrebbero il prezzo del biglietto. Distribuito nel mondo con una ventina di nomi diversi tra cui Horrors of Spider Island, It's Hot in Paradise, Girls of Spider Island e The Spider's Web, il film scritto e diretto da Fritz Böttger incomincia con un provino. L’impresario Gary (Harald Maresch ) deve selezionate dodici ballerine per uno spettacolo a Singapore e fin qui lo sketch risulta anche divertente, poi l’aereo su cui si dirigono in Oriente precipita e vediamo le ballerine e l’impresario naufraghi che giungono su un isola che sembrerebbe deserta. 

Scoprono invece una vecchia baita dove c’è un vecchio scienziato appeso comicamente ad una ragnatela gigante visibilmente fatta con le corde del bucato. A questo punto quello che sembrava un tranquillo film d’avventura si trasforma in un festival del Weirdo senza limiti dove ragnacci troppo cresciuti con ridicole zampette che sembrano fare il classico gesto all’italiana del “cazzo vuoi?” spuntano sopra gli alberi. Gary viene assalito e morso e, come in un film di licantropi, si sveglia tramutato in un mostruoso uomo ragno, con artiglioni al posto delle mani e una faccia pelosa con la bocca completamente sdentata eccettuate tre oscene protuberanze biancastre. Il mostro comincia quindi a gironzolare tra i boschi con le mani alzate (forse per evitare che i guanti da mostro scivolassero a terra) mentre il regista ci regala ragazze che nuotano nude nel mare e ragazze che litigano tra loro strappandosi le vesti tanto per mostrare invidiabili tettone senza alcun pudore. 

Per fortuna, a consolare le ballerine rimaste sole ci pensano due marinai, assistenti del defunto scienziato (impegnato tra l’altro alla ricerca, nientemeno, che di un giacimento di uranio) che giungono sull’isola e iniziano a bere whisky e a pomiciare con tutte le donnine che, a quanto pare non aspettavano altro. L’ultima mezz’ora è quindi arricchita da balletti a seno nudo, grandi scazzottate e intrecci amorosi mentre il mostro, dimenticato da tutti e soprattutto dal regista, fugge verso il suo destino affondando malamente nelle sabbie mobili. Come si può notare, la pellicola sembra costruita ad hoc per spettatori amanti del sesso e delle sensazioni forti, e per quanto riguarda le tettone e i corpi formosi delle protagoniste. Böttger non ci fa di certo sentire la nostalgia per Russ Meyer, per quanto riguarda invece l’abilità registica siamo dalle parti di Wood o Beaudine con un “buona la prima” costante per tutto il metraggio. L’unica cosa veramente apprezzabile in questa bruttura è la colonna sonora che tra beat anni sessanta e jazz accompagna i generosi corpi delle nostre eroine nelle loro frenetiche danze sessuali. 

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