mercoledì 2 febbraio 2022

IL SOFFIO DEL DIAVOLO

(Demon Wind, 1990) 

Regia: Charles Philip Moore 

Cast: Eric Larson, Francine Lapensée, Rufus Norris 

Genere: Horror 

Parla di “allegra scampagnata di giovinastri alla scoperta di una fattoria maledetta” 

Sceneggiatore, attore e regista, Charles Philip Moore è stato attivo per tutta la decade dei novanta, salvo poi sparire nel nulla più assoluto. Di lui si ricordano una manciata di titoli di cui tre giunti anche da noi a rimpolpare il circuito dei videonoleggi, uno di questi è sicuramente Demon Wind, horror giunto in ritardo sul treno degli anni ottanta e debitore soprattutto del primo Evil Dead di Sam Raimi ma anche della Notte dei Demoni di Kevin Tenney (Night of the Demons, 1988) e (perché no?) anche del nostro Demoni di Lamberto Bava. Per quanto riguarda il budget, poi, si avvicina pericolosamente all’opera di Raimi ma senza averne le capacità, la creatività e il virtuosismo con cui quest’ultimo compensava la carenza di fondi. Insomma prendete quanto c’è di più povero e imbarazzante del cinema horror anni ottanta, associatelo ad una sceneggiatura priva di qualsiasi logica e ad una regia che sembra in ritardo su tutto ed eccovi qua questo Soffio del diavolo dove un gruppetto di ragazzoni simil-yuppie decide, senza alcuna ragione valida, di seguire l’amico Cory (Eric Larson) in un’allegra scampagnata in mezzo a distese collinari per raggiungere la fattoria dei nonni, misteriosamente scomparsi nel nulla dopo un incendio. 

Nelle prime sequenze vediamo uno scheletro crocifisso immerso nel fuoco, una donna che cerca di fermare il marito mentre si accinge a trasformarsi in un demone ma questa è solo la premessa, per i successivi 40 minuti non succede più nulla e lo spettatore è costretto a sorbirsi le scemenze di questo gruppetto di giovinastri, tre coppiette a cui si aggiungono anche due deficienti vestiti come il mago Silvan che fanno piroette per calciare lattine in faccia alla gente o far apparire le solite colombe e conigli da spettacoli di magia di terz’ordine. Ad un certo punto una delle ragazze del gruppo scompare in un flambè di luci animate in sovraimpressione che manco negli anni cinquanta facevano così schifo. Al suo posto troviamo una bambola, espediente che dovrebbe terrorizzare immagino, ma che, a conti fatti, comincia a innalzare l’asticella del Trash. Asticella che sale quando il gruppo raggiunge la fattoria, o almeno quel che ne resta, dove trova il solito scheletro finto ed un teschio mezzo seppellito nel terreno da cui si sprigionano altri raggi disegnati su pellicola. L’espediente dell’ingresso monodimensionale nella casa potrebbe anche risultare carino se non venisse ripetuto cinque o sei volte senza motivo ma poi tutto degenera quando arrivano i demoni, o gli zombie o quel che volete. Il make up dei mostri, realizzato probabilmente da un cuoco, assomiglia ad una polenta pasticciata con il ragù applicata sulle facce delle comparse il cui bradipismo si esprime al meglio quando, dopo aver ricevuto una fucilata, si prendono quei cinque dieci secondi di tempo, prima di lanciarsi all’indietro e cadere. 


Ma lo zenith del Trash assoluto si profila nel duello finale tra un immenso diavolaccio dai piedi caprini e il corpo ricoperto di polenta pasticciata (o pizza come ho letto da qualche parte) ma senza corna e Cory che, nel frattempo si è trasformato anche lui in qualcosa di indefinibile, praticamente un mascherone montato dietro la nuca a deformargli la testa mentre il volto viene truccato con enormi spatolate di lattice. Quel che non si capisce è il perché e cosa dovrebbe sembrare il protagonista in quel momento (un angelo, un demone, un pirla? Boh!). Fatto sta che questo scontro ad alto tasso Weirdo fa a gara con la morte di uno degli amici, trasformatosi in demone e ucciso a pugnalate dalla fidanzata di Cory (Francine Lapensée) che invece di ripercorre all’indietro il film della vita, lo vediamo regredire alle fasi di adolescente, bambino e neonato per poi scomparire nel solito lampo disegnato ad una qualche maniera sulla pellicola. In tutto questo il doppiaggio italiano non aiuta di certo, infarcito com’è da voci di demone talmente effettate da far risultare alcuni dialoghi incomprensibili. 

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