venerdì 5 novembre 2021

BIANCANEVE E I SETTE NANI

(1995) 

Regia Luca Damiano 

Cast Ludmilla Antonova, Vicca, John Walton 

Genere; Fantasy, Porno, Commedia 

Parla di “Biancaneve scopre il sesso grazie ai nanetti mentre la regina cattiva cerca di avvelenarla, ma ci penserà il principe azzurro a darle una svegliatina” 

Negli anni mi sono dovuto convincere del fatto che per trovare dei veri cult all’interno del cinema trash bisogna andare a ricercarli nel mercato del porno, dove spulciando attentamente si trovano delle vere e proprie chicche. E’ il caso di questo imbarazzante capolavoro di Luca Damiano (pseudonimo del regista Franco Lo Cascio), conosciuto anche con il geniale titolo “Biancaneve sotto i nani” che replica in versione a luci rosse l’omonimo cartone animato della Disney. Prodotto tra Italia e Ungheria, il film vede il giusto confronto tra due indimenticabili pornostar dell’est europa come l’ungherese Ludmilla Antonova (conosciuta anche come Camilla Astori o Julia Larot) nel ruolo di Biancaneve e la russa Vicca, al secolo Viktoria Kokorina nel ruolo della regina cattiva. 

Come nell’omonima favola dei fratelli Grimm anche qui la regina malvagia costringe la principessa Biancaneve a fare la servetta per evitare che la bellezza di quest’ultima oscuri la sua, per questo la monarca consulta lo specchio magico in cui appare un assurdo vecchietto vestito come un monaco che parla in napoletano stretto. Nel frattempo Biancaneve, tra una pulizia e l’altra, scopre le gioie della propria vagina. Da parte sua la regina si gode non meno di quattro stalloni alla volta, coadiuvata dalle due ancelle che ne preparano i falli a colpi di fellatio. Sempre più gelosa della principessina, la malvagia regnante la fa condurre nel bosco dal cacciatore assassino che si chiama LAIDS, e qui si produce una delle più aberranti battutacce del film: 

Biancaneve “Oh no! Che vuoi fare? Non mi vorrai uccidere? Abbi pietà.”  

LAIDS” Accidentaccio! Non posso ucciderti” Biancaneve. Tu mi conosci. Che disdetta! Ed io conosco te.”  

Biancaneve: “L'AIDS. Se lo conosci non ti uccide”.  

Una scena del genere neanche gli Squallor erano riusciti a immaginarla, ma il meglio (o il peggio) deve ancora venire. Arricchita da effetti grafici da filmino delle vacanze, la fuga di Biancaneve trova la sua nemesi in una baita nel bosco dove scopre gli ormai arcinoti lettini dei nanetti. Nel frattempo il cacciatore LAIDS riceve il giusto premio sessuale dalla regina per la missione conclusa, recando alla donna il cuore di Biancaneve che non è altro che un gommino rosso di quelli che compri in cartoleria. A questo punto il geniale Lo Cascio si cimenta in un montaggio sdoppiato che vede da una parte l’educazione sessuale di Biancaneve da parte dei laidi nanetti che sono veri attori nani tra cui una specie di sosia di Roberto Marotta, allora conosciuto per lo spot “Ciribiribi Kodak” che infatti viene citato a dismisura.; dall’altra invece vediamo l’amplesso prolungato tra regina e cacciatore che si concluderà tragicamente quando la donna scoprirà l’inganno. La regina a questo punto invoca la magia nera in un altro tripudio di effetti grafici da prima comunione e diventa un vecchietto vestito da donna con un nasone enorme e un gigantesco neo in faccia. 

Il resto della fiaba lo conosciamo a menadito, c’è il principe azzurro che, incitato dal padre a trovarsi una consorte e sfornare un erede, gira per i campi a zomparsi le contadine fino a giungere alla baita della principessa dormiente, e non sarà solo un bacio a svegliarla! Incredibilmente lungo (dura quasi due ore), arricchito da costumi di carnevale, spadoni di plastica e la musichetta ossessiva di Eduardo Alfieri che sembra una marcia medievale in salsa synth-pop, il film è comunque godibile dall’inizio fino alla fine. La Antonova sembra sempre drogata fino al midollo con quel suo sorrisino ebete con cui cerca di convincerci della sua innocenza, la Kokorina invece mantiene inalterata la sua marmorea espressività russa. I nanetti, i cui nomi resteranno per sempre celati al mondo del cinema, invece sono spassosissimi nella loro anarchica caciara da bar dello sport. Insomma la fiaba più famosa del mondo trova qui una diversa connotazione cinematografica che ci fa rimpiangere i vecchi cinemini porno dove si andava a vedere veri film e non squallide soggettive amatoriali buone solo per una pugnetta. Tra le maestranze tecniche del film, a sorpresa, appare il nome di Joe D’amato come direttore della seconda unità. 

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