venerdì 5 luglio 2019

SANTOS CONTRA LOS ZOMBIES

(1962)

Regia Benito Alazraki
Cast El Santo, Jaime Fernandez, Armando Silvestre

Terzo titolo dell’infinita saga di film interpretati dalla leggenda della lucha libre messicana, El Santo deve vedersela con una misteriosa setta capitanata da un losco incappucciato che manda i suoi servitori zombie a compiere malefatte criminali quali rapine in banca, rapimenti di minori all’orfanotrofio e altre nefandezze. Guardando questo film però è bene scordarsi gli zombie come li concepiamo oggi, dopotutto era il 1962 e George A. Romero era lontano dal creare il suo capolavoro. Però siamo ancora lontani dal 1966 quando John Gilling scatenò i suoi frati zombie delle miniere ne La lunga notte dell’orrore. Tuttavia Jacques Torneur aveva già camminato con uno zombie nel 1943 per cui era lecito aspettarsi qualche negrazzo alto due metri con gli occhi appallati che girovagava per le strade di Città del Messico, e invece niente! 

Gli zombie con cui deve scontrarsi El enmascarado de Plata sono dei braccianti ispanici o magari dei bodybuilder, in ogni caso si parla di omoni giganteschi con capigliature sudaticcie e ridicoli vestiti a gonnellina che ricordano molto le divinità greche, girano con grimaldelli e fiamme ossidriche, non li ammazzi con le armi, nemmeno sparandogli in testa, però El Santo riesce a tenergli testa prendendoli per l’appunto a testate, anche se nel primo scontro soccombe miseramente. Scopriamo in seguito che a comandarli è una radiolina attaccata alla cintura, che possono sparire nel nulla lasciando una coda di fuoco dietro di loro. Il povero Santo dovrà affrontarne uno persino sul ring dove rischierà di soccombere strangolato. Il momento più “scult” rimane comunque l’apparizione del vecchio scienziato scomparso, trasformato anch’esso in zombie, peccato che il vestitino con i leggins che gli hanno passato doveva essere di due taglie inferiori, vediamo quindi questo povero vecchietto tremante con un panzone enorme e gambini costretti in pantaloni aderenti, un’immagine disturbante ai limiti dell’imbarazzo. 

Benito Alazraki, regista prolifico e poliedrico, gira il suo primo e ultimo film incentrato sull’eroe messicano, e lo fa con un professionismo invidiabile. Oltre mezz’ora di film è dedicato ai suoi incontri sul ring, dove il nostro, decisamente in formissima, ci regala salti e voli d’angelo, mosse da serpente, calci e pugni a girandola, il tutto corroborato da un generale tripudio della folla adorante, non mancano inserti di sci-fi con i soliti macchinari antidiluviani, strumentazioni valvolari, televisori catodici e antenne paraboliche casalinghe che girano come se non ci fosse un domani. Il segreto per apprezzare la filmografia del Santo è sempre quella di contestualizzare il tutto, sia a livello temporale sia a livello popolare, stiamo parlando di spettacoli rivolti soprattutto ad un pubblico molto giovane, in un’epoca dove monitor e ricetrasmittenti erano pura fantascienza, in un paese dove la lotta libera è praticamente lo sport nazionale. Inserendoci quindi in un simile contesto ci si può rendere conto del successo del lottatore mascherato e del gran divertimento a cui si andava incontro entrando nelle sale cinematografiche panamericane per assistere ad un suo film.

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