Regia Shozin Fukui
Cast Nao, Norimizu Ameya, Yôta Kawase
Fukui Shozin deve essere rimasto
veramente sconvolto dalla visione di Tetsuo, dal momento che sia la sua opera
d'esordio "964 Pinocchio" e questo "Rubber's Lover"
richiamano le atmosfere post-punk-cyber-industrial del maestro Shinya Tsukamoto.
Iniettato da un cupo bianco e nero il film si snoda tra deliri narrativi,
visioni psycho-cinematiche e personaggi al limite dell'umano. Nelle prime
sequenze vediamo subito una specie di infermiera che passa il tempo a leccare
un tipo legato che urla come una scimmia. Poi ci si addentra tra le maglie di
un assurdo esperimento per liberare poteri psichici da una cavia umana vestita
in stile fetish e legata strettissima, imbottita di una droga chiamata
"etere" (ma che non fa per niente venire la vocina!) e attraverso un
macchinario composto da gigantesche casse audio chiamato DDD bombardata da
ultrasuoni al fine di stabilizzare il bulbo oculare ripreso da uno schermo
attaccato all'occhio.
I risultati iniziali non sono incoraggianti visto che la
cavia esplode e i due scienziati pazzi schizzati, uno con il culto dei propri
muscoli che gira sempre in slip e calzini, l'altro che passa il tempo a
inserire nastri e a schiacciare pedaliere e distorsori per chitarra elettrica,
devono ripiegare su una nuova cavia a cui applicano un enorme casco in puro
stile "cura ludovico" con tanto di dolorosissimi serra palpebre. Di
più, i loro finanziatori minacciano di sospendere tutto e inviano una
dipendente per avvisarli. I due pazzi però la rapiscono e la stuprano mentre
danno vita al nuovo esperimento in cui l'etere viene addirittura iniettato via
anale attraverso un gigantesco pistolone a pompa.
L'esperimento riesce ma la
cavia Shimika si trasforma in un assurdo essere con due schermini LCD fissati alle anche che inquadrano i due
bulbi oculari ondeggianti, tutto vestito con tuta nera in lattice e un casco
composto da materiale ferroso riciclato qua e là. Poi tutto degenera tra luci
stroboscopiche, cavi che oscillano, bava schiumosa e spruzzi di sangue
dappertutto. Difficile seguire la trama che verso la fine diventa un puzzle
assurdo di situazioni e visioni psichedeliche. Di certo più della storia,
affascina la componente visiva di quest'opera che recupera e costruisce
attraverso la spazzatura industriale nuove architetture deliranti, montate ad
arte per generare immagini da incubo. La recitazione sopra le righe raggiunge
livelli camp imbarazzanti, tutti urlano come pazzi, si agitano e dicono cose
deliranti. Praticamente un film perfetto se lo guardi senza audio.
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