Regia Dario Argento
Cast Asia Argento, Cristian Solimeno, Adam James
Si chiude in maniera disastrosa,
la trilogia di Dario Argento cominciata nel lontano 1977 con quello che è
comunemente considerato il suo capolavoro Suspiria. Dopo Mater Sospirorum e
Mater Tenebrarum questo terzo capitolo dedicato alla Mater Lacrimarum si risolve
in lacrime, si, ma per lo spettatore pagante che assiste allo squallore più
completo di un regista che dovrebbe ormai essere in cassa integrazione ma
continua a propinarci un film dietro l'altro senza più metterci passione nè
anima. Più che con un horror, quindi, Argento ha voluto chiudere la triade con
una parodia, perchè questa pellicola fa veramente ridere. Già solo la presenza
di Asia Argento come protagonista, attrice notoriamente negata in qualsiasi
ruolo, potrebbe dare adito a qualche perplessità, se poi ci si mette dentro una
sceneggiatura scritta da ben cinque mani totalmente fuori sincrono, con
personaggi che entrano ed escono dalla scena senza alcuna logica, una Daria
Nicolodi ridotta a fantasma in tre dimensioni, lunghe carrellate senza senso,
Udo Kier che ricorda la sua
interpretazione del miliardario Ron Camp in Ace Ventura: Pet Detective
piuttosto di quella del Dr. Frank Mandel nel primo capitolo della trilogia,
Philippe Leroy sulla sedia a rotelle che parla come se avesse un topo morto in
bocca, il risultato supera di gran lunga la concezione estetica del
"brutto" tanto osannata in questo Blog.
Che poi, attenzione, un film può
essere brutto per tanti motivi, mancanza di esperienza del regista, mancanza di
fondi, noie produttive ma, per quanto riguarda La Terza Madre, iperproduzione
italiana, con cast internazionale e un regista che ha un nome importante nel
mercato mondiale, non ci sono scusanti. L'unico sentimento che pervade questi
fotogrammi è il senso del ridicolo, senso che trova la sua apoteosi nella
grottesca orgia finale con la madre lacrimarum interpretata da una Moran Atias
con le tette visibilmente rifatte.
Non parliamo poi di come viene
rappresentata Roma in versione demoniaca, esemplificata da scenette di violenza
da operetta assolutamente meno crude di una discussione ai semafori fra due
automobilisti romani. Gli inserti lesbo sono assolutamente gratuiti e
insoddisfacenti almeno quanto lo splatter , oltretutto fatto malissimo da un
Sergio Stivaletti che non è mai stato granchè sul fronte make up ( neppure
quando lo osannavano tanto in Dèmoni) ma che qui raggiunge veramente il minimo
sindacale dell'impegno.
La trama è inutile pure
raccontarla, tanto si parla di tuniche che vengono rinvenute in bare
ottocentesche che risvegliano la madre e tutte le streghe iniziano a
gironzolare per le strade ipertruccate e colorate più da festival punk che da
sabba esoterico.
Persino la scimmietta che
gironzola per il film è fastidiosa, al punto che quando viene schiacciata da un
masso, è l'unico momento da applausi all'interno di un film talmente insipido e
sterile.
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