martedì 7 ottobre 2014

TERREMOTO 10° GRADO

(Kyôryû kaichô no densetsu, 1977)
Regia
Cast , ,  

 Rispetto alla Toho Company, casa di produzione giapponese specializzata in mostri giganti come Godzilla, Mothra, ecc., la Toei, sua diretta concorrente cinematografica del sol levante, si è invece specializzata nel settore dell'animazione, limitando, sopratutto nel periodo anni '60/'70 le produzioni cinematografiche e spostando i propri fondi nelle pellicole Live-action. Eppure qualche titolo magistrale della Toei vale la pena di ricordarlo come ad esempio il favoloso Battle Royale antesignano del blockbuster "The Hunger Game" ma decisamente più efficace (oltre che più violento). Al contrario un titolo come questo Kyōryū Kaichō no Densetsu (uscito da noi con il titolo "Terremoto 10° grado" e in tutto il resto del mondo con l'altisonante "Legend of Dinosaurs & Monster Birds") stupisce per assoluta bruttezza e imbarazzante realizzazione, non tanto per la povertà dei mezzi, dal momento che la produzione godeva di un più che onorevole budget, ma proprio per l'imbarazzante cagneria nel realizzarlo da parte del regista Junji Kurata che avrà diretto un film ogni 10 anni e pure male, per l'assoluta improbabilità della trama e l'incompatibilità evidente della colonna sonora, vero e proprio colpevole del fallimento visivo del film.


I motivetti psycho jazz o allegro funky che, per tutto il metraggio accompagnano le scene sono totalmente fuori posto fino ad arrivare al finale dove la musichetta romantica cede il posto ad una canzone che sembra la versione giapponese de "L'ora dell'amore" dei Camaleonti e si snoda festosa mentre i protagonisti tentano goffamente di salvarsi dall'eruzione di un vulcano. Non parliamo poi della realizzazione dei due dinosauri che, fortuna nostra, vengono tenuti nascosti al pubblico per quasi un'ora. Ed infatti finché non ci è dato di vedere i mostri, il film appare normale, anche carino, con una messa in scena da fanta-thriller anni settanta, peccato che verso la fine spunti fuori il plesiosauro, o perlomeno il suo collo che sembra tenuto in aria con dei fili, uno sguardo da ebete cartoonesco e delle pinne arricciate (probabilmente per il caldo). 

Non contenti gli autori ci piazzano anche un ranforinco (il nome dice già tutto) che è una sorta di pterodattilo con le zanne, e lo fanno saltellare di qua e di là mentre il collo del plesiosauro tenta di colpirlo, fra lapilli e zaffate di vapore. Nel mentre del goffo duello vediamo i due protagonisti umani, vestiti da sub, che tentano comicamente di tirarsi fuori da un burrone, attaccati ad un ramo d'albero e vanno avanti un bel po. Alla fine il film si chiude con le mani dei due eroi che si stringono ma rimane il dubbio se poi alla fine si sono salvati o no. Si salva invece la fotografia e il make up splatter molto efficace, con tranci e moncherini che saltano da tutte le parti, cavalli decapitati e teste che nuotano sott'acqua. In una scena vediamo due contadini in una grotta che trovano l'uovo del Ranforinco, questi si rompe ed esce fuori una zampa gigantesca che afferra uno dei due malcapitati. Peccato che la zampa è grande come l'uovo, ed il resto? Qualcuno nella produzione aveva problemi di proporzione. E non solo quelli.

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