(Las Garras de Lorelei, 1974)
Regia
Amando de Ossorio
Cast Tony Kendall,
Helga Liné,
Silvia Tortosa

Dopo aver girato
La Noche del
Terror Ciego e il successivo
sequel El Ataque de los Muertos sin Ojos, entrambi dedicato alla saga
dei templari zombi che contrassegneranno la carriera di Armando De Ossorio, nel 1974 il regista
spagnolo tenta di cambiare genere e si butta in una specie di miscuglio tra
horror e fantasy in cui le tematiche narrative si ispirano alle leggende
nordiche di Lorelei, sorta di sirena del Reno che incantava i naviganti per poi
affogarli. Tanto per dare un po di brio alla storia, Ossorio ci butta dentro la
trasformazione della donna in mostruoso uomo pesce che esce ogni luna piena a
fare incetta di cuori umani strappandoli dal petto con la sua manona tutta
scaglie e unghie, poi, giusto per non farsi mancare niente, ci piazza anche il
tesoro dei Nibelunghi, un servo in tunica medioevale chiamato Alberico, un
gruppo di sirenette con la faccia piena di Cerone e la stessa Lorelei,
interpretata da Helga Liné, vestita con un castigato costume da bagno
pieno di fronzoli e la faccia pasticciata di farina.


A combattere la
mostruosità che terrorizza un paesino tedesco sul Reno, viene ingaggiato il
cacciatore Sirgurd che si presenta come un ibrido tra Little Tony e Mino
Reitano, vestito con pantaloni ultra aderenti bianchi o con strisce azzurre e
savoirfaire da tamarro ma con grande spirito di rubacuori, come del resto ci
dimostra prima seducendo Lorelei, e poi anche la bella professoressa Elke
(interpretata da una splendida Silvia Tortosa che da sola merita la visione).
C'è anche uno scienziato che ha scoperto una pozione che trasforma tranci di
mano in tranci di pesce e anche la cura per combattere Lorelei, ovvero usando
un coltello radioattivo che probabilmente falcerà nel tempo anche il suo
utilizzatore (ma questo non ci è dato di sapere). Il poverino però verrà
frustato a sangue da Alberico e distrattamente si getterà una provetta d'acido
in faccia.

Le scene splatter non mancano anche se sarebbe più corretto parlare
di un'unica sequenza che si ripete per tutto il film, ovvero il dettaglio degli
artigli che aprono il petto delle vittime per strapparne il cuore. C'è anche un
violinista cieco che tenta di avvisare i paesani ma nessuno gli crede e finirà
ucciso. Poi ci sono i villici che organizzano battute di caccia ma solo di
giorno così siamo sicuri che non beccheranno mai il mostro, c'è un bel collegio
femminile pieno di ragazzine infoiatissime e una caverna segreta che accede ad
un palazzo nascosto.
Alla fine Ossorio
ci regala anche una cavallerizza psichedelica che cavalca verso il Valhalla
consigliandoci implicitamente di assistere alla visione storditi da droghe
lisergiche in modo da apprezzare maggiormente il delirio puro che si snoda in
questi fotogrammi.
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