Regia Paolo Ricagno Cast Paolo Ricagno, Ugo Gregoretti, Jo Squillo
Parla di “rivoluzionario coi baffetti e le rotelle cerca di sovvertire il sistema repressivo mentre la madre lo prende a fucilate”
Nell’anno della profezia orwelliana cosa ci poteva essere di meglio che realizzare un film di fantascienza in cui una società annichilita dalla televisione viene dominata da un grande fratello chiamato per l’occasione “il sognatore supremo” (interpretato da Ugo Gregoretti)? Ci pensa quindi l’esordiente Paolo Ricagno a mettere in piedi una sarabanda new wave con pretese artistiche ma con evidenti carenze di budget, ambientata in una Torino oscura, ripresa solo di notte, tra tunnel della metropolitana, strade deserte e i pochi cittadini presenti sono immobili come manichini.

In questa sorta di distopia sociale, accompagnata da canzoni snocciolate dai gruppi underground di allora come Gaznevada, Arty Fleury e una scatenata Jo Squillo, si muove il rivoluzionario Pirata (interpretato dallo stesso regista) che sfreccia su pattini a rotelle come i Roller Skaters de “I guerrieri della notte” con il volto truccato con insopportabili baffetti disegnati, mentre dietro di lui orde di poliziotti con manganelli palesemente finti, si divertono a malmenare giovani, vecchi e famigliole ipnotizzate davanti al tubo catodico. Ma non bastano gli sbirri (interpretati dai Gaznevada), a perseguitare il giovane c’è anche la madre (Luisella Ciaffi) che sfodera una poco rassicurante doppietta con cui spara a casaccio. Attorno a Pirata ruotano poi alcuni personaggi bizzarri cone due giovani performer e un barista chiaccherone che si vernicia d’oro la faccia nel finale.
Di sicuro, il film di Ricagno che, ambiziosamente, definisce Cult Movie direttamente nel titolo, è un’opera che non ha bisogno di grosse interpretazioni, per quanto riguarda il messaggio, soprattutto nel finale (che trovo molto poetico) dove Pirata spegne finalmente tutti gli elementi repressori con il telecomando e ci regala delle scene finali particolarmente riuscite in cui le due performer ripetono all’ossessione “ti amo” davanti ad una lastra di metallo ondulato dove un gioco di luci sembra trasformarsi in scariche laser dipinte sul metallo, sopra al riflesso di Pirata seduto su una sdraio. Ricagno risulta ammirevole quando fa di necessità virtù e regala allo spettatore una serie di trovate originali e artistiche con il nulla, partendo dalla sparatoria sul tram frequentato da passeggeri zombie, fino al centro di emanazione costellato di decine di schermi uno sopra l’altro. Sebbene la presunta originalità del progetto che, all’epoca doveva essere nei propositi di Ricagno, non risalti più di tanto, il film è comunque un curioso documento dell’epoca che, per noi inguaribili nostalgici, merita sicuramente attenzione.
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