venerdì 3 gennaio 2025

IL GIGANTE DELL’ HIMALAYA

(The Mighty Peking Man, Goliathon; 猩猩王, Gorilla King, 1977) 

Regia Ho Meng-hua 

Cast Danny Lee, Evelyne Kraft, Ku Feng 

Parla di “gorillone orientale segue bella bionda a Hong Kong ma finisce in catene e giustamente si incazza” 

Nello stesso anno in cui in Italia si produceva Yeti il gigante del XX Secolo, a Hong Kong usciva la versione orientale del King Kong di John Guillermin, il cui successo aveva riattivato l’interesse generale per il gigantesco scimmione spaccatutto. Rispetto agli altri due titoli già citati, qui non è ben chiaro a quale famiglia di mostri appartenga The Mighty Peking Man, il corpo peloso è sicuramente quello di una scimmia ma il volto (o meglio la maschera) ha dei tratti umani, vagamente orientali. Quello che invece appare certo è che il film è un esplosione di trash senza pari, con picchi cruenti e momenti da imbarazzo totale. 

Nelle prime sequenze un gruppo di scienziati si accorge che una scossa di terremoto ha provocato la rottura di una montagna in zona Himalaya risvegliando una gigantesca creatura che fa strage dei villaggi vicini, schiacciando uomini a più non posso con i suoi orrendi piedoni che ostentano orgogliosi le cuciture del costume. Un gruppo di spietati affaristi organizza la spedizione per catturare l’essere mettendovi a capo un povero derelitto di nome Johnny che sembra non aver più niente da perdere (scopriremo infatti che ha beccato la fidanzata a letto col fratello). Nella foresta gli esploratori vengono decimati da tigri staccabraccia, sabbie mobili e dirupi pericolosi, come se non bastasse il perfido manager che accompagna Johnny, ha pure la brutta abitudine di abbattere i portantini che vengono feriti dalle belve. Fatto sta che Johnny si perde nella giungla ma viene salvato da Samantha, una supergnocca biondissima che si atteggia a tarzan, mostrandoci spesso e volentieri normalissime mutandine sotto gli stracci di pelle che indossa e la punta del capezzolo birichina che attira sempre qualche spettatore in più. 

Sopravvissuta da bambina ad un incidente aereo (classica motivazione per la nascita di tutte le tarzanidi femminili, da Gungala a Tarzana a seguire), Samantha è cresciuta nella foresta grazie alle amorevoli cure del mostruoso Utam a cui obbedisce come un cagnolino. Non a caso quando un cobra la morde nelle cosce (e dove se no?) il gigante arriva con mezza foresta di foglie medicamentose mentre Johnny si trastulla a succhiargli godurioso il veleno dalla coscia. Segue una sequela di scene pseudo romantiche dove Johnny e Samantha amoreggiano in compagnia di un leopardo che viene trattato peggio del gattino di casa, poi Johnny decide che è ora di portare Utam nella città e contatta i suoi. Sulla nave però Utam viene legato a catenazze ma nonostante questo salva la nave da un pericoloso naufragio. Arrivati a Hong Kong la produzione, probabilmente per incentivare la distribuzione all’estero inizia a piazzarci un po’ di attori occidentali, compreso il bastardissimo capo della polizia. 

Samantha scopre che Johnny ci ha riprovato con la ex fugge, Utam stanco di giocare con modellini di ruspe, si libera e comincia a spaccare tutto, si piglia una marea di proiettili, Samantha idem e tutti quanti salgono su una torre dove vengono fatti esplodere dei serbatoi distruggendo definitivamente il povero mostro che, a parte qualche marmellata di passante e qualche treno distrutto, non faceva nulla di male. Il film non è fatto per niente male, gli effetti, per l’epoca sono buoni, ma l’intreccio di situazioni è portato a livelli talmente estremi che si fatica a non rotolarsi dalla sedia per il gran ridere. Il pregio di tutta l’operazione è comunque quello di eludere ogni forma di consolazione o di buonismo, mostrando senza mezzi termini quanto sia bastarda la razza degli uomini. 

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