venerdì 13 settembre 2024

THE TOY BOX (1971)

Regia Ron Garcia 

Cast Sean Kenney, Ann Perry, Uschi Digard 

Parla di “scambisti invitati ad un’orgia si ritrovano coinvolti in un’invasione aliena a scopo alimentare” 

Immagino che tutti quei pazzi disgraziati che leggono abitualmente questo blog conoscano Bad Taste, il primissimo capolavoro splatter trash di Peter Jackson (se invece non lo conoscete correte subito a recuperarlo!). Orbene, l’idea degli alieni che catturano terrestri per rifornire le scorte del proprio negozietto di alimentari spaziale (nel film di Jackson era una catena di fast food) c’era già sin dai primi anni settanta con questo strampalatissimo fanta/sexy/horror diretto da Ron Garcia, conosciuto nel settore come un valido direttore della fotografia televisivo, che qui realizza probabilmente il suo unico e irripetibile canto del cigno cinematografico. 

The Toy Box è infatti pura sexploitation divenuta un vero cult per gli estimatori del weirdo oltreoceano, ma non confondetevi con la versione italiana “La scatola dei giochi erotici” che è praticamente un altro film (di cui parleremo dopo). Coloratissimo, psichedelico e ricco di bellezze come mamma le ha fatte, il fllm narra la storia di Donna e Ralph, due amanti con il vizietto dello scambio che vengono invitati alla villa del ricco zietto dove partecipano ad un’orgia di quelle un po’ hippy dove alla fine non si capisce più niente. Peccato che lo zietto in questione sia una specie di alieno che rapisce terrestri per il suo negozio di delicatessen situato sul pianeta Arcon, ingannandoli con false promesse di sesso e desideri vari realizzati attraverso una Toy Box, sorta di scrigno che appare per la prima volta in un assurdo flashback dove una coppia in abiti settecenteschi amoreggia sul prato, poi lui si mette un’orrenda maschera di gomma (chissà dove l’avrà presa!) per spaventare la biondina. Lei scappa ma poi torna con un forcone e ammazza il ragazzo, a questo punto, non si sa perché, compare questo scrigno dei pirati ripieno di banconote.

Del resto le cose assurde non mancano in questo minestrone cinematografico, lo zietto è una specie di Karl Marx con gli occhi sbiancati, poi c’è un’assurda scena di necrofilia con un macellaio che si tromba un cadavere sul tavolaccio ma questi si rianima e partecipa al coito, di fianco un'altra morta si sveglia, prende una mannaia e ammazza il macellaio. Si prosegue con teste che appaiono e ragazze che invece la testa la perdono, una gigantessa con l’accendino in mano (insomma una tizia che viene ripresa dal basso verso l’alto per simulare l’altezza) e dulcis in fundo, la scena migliore dove Uschi Digard (manco accreditata nel cast, porella!) ovvero la migliore scoperta di Russ Meyer, si agita sensuale su un letto che ruota mentre delle mani avvolte nel lenzuolo la toccano ovunque. 

La sceneggiatura (se mai c’è stata!) è un pasticcio tremendo ma la confezione del film è fantastica, condita com’è da un’ipnotica sequela di lampi, suoni, colori psichedelici, stanze immerse nel vapore che ci conducono ad un finalino decisamente inquietante e beffardo. Il sesso è piuttosto esplicito ma non supera mai la barriera della pornografia, cosa che invece la distribuzione italiana (che lo fece uscire con quel titolo “La scatola dei giochi erotici” di cui parlavamo sopra) si è premurata di fare macellando completamente la pellicola con inserti porno presi non si sa quali altri film e montati alla carlona con destinazione sale a tripla X. 

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