mercoledì 27 marzo 2024

MONSTER A GO-GO!

(1965) 

Regia Bill Rebane, Hershell Gordon Lewis  

Cast Henry Hite, Peter M. Thompson, Rork Stevens 

Parla di “cosa fare di un pessimo film non finito per mancanza di soldi e come completarlo non disponendo più degli stessi attori” 

Cercate un film di mostri? Non fatevi ingannare dal titolo, questo film di mostri non ha assolutamente traccia, una pellicola così povera e malfatta che, nel finale, si sceglie addirittura di far scomparire il mostro stesso lasciando un finto alone di mistero che altri non è la chiusura frettolosa di un’opera fatta con quattro soldi. Realizzato da Bill Rebane, regista che il suo mestiere non lo sapeva assolutamente fare ma proprio per questo è stato in grado di regalarci tanti piccoli cult del cinema trash (basti pensare al bruttissimo Invasion of the Giant Spiders). Leggenda vuole che Rebane, nel bel mezzo della realizzazione, si accorse di aver finito il budget lasciando la pellicola a metà. Acquistato e completato successivamente da Hershell Gordon Lewis (sua è la voce narrante che cerca di coprire disperatamente i buchi della sceneggiatura) , il film risentì parecchio di questa situazione. 

Lewis tentò di ricucire il cast e quei pochi che riuscì a scritturare avevano persino cambiato aspetto con il risultato che il regista utilizzò attori diversi per la stessa interpretazione in un delirio raffazzonato, oggi considerato uno dei peggiori film mai realizzati.  La storia parte dal ritrovamento di una capsula spaziale (ma, dalle dimensioni del modellino, ci si chiede come faccia a starci dentro un essere umano) ma non del suo astronauta, tale Frank Douglas interpretato da Henry Hite, un omone alto e magrissimo che ciondola per le poche sequenze ove è possibile vederlo, come una specie di scheletro umano tutto butterato. Trasformato in un un mostro dalle radiazioni, l’astronauta allampanato inizia ad ammazzare gente, mentre la solita equipe di scienziati ci ammorba con un’infinità di dialoghi inutili. Da quello che si legge, quindi, siamo pure di fronte ad un mezzo plagio de “L’astronave atomica del dottor Quatermass” ma più lento, direi praticamente statico, con inquadrature che ostentano persone sedute al bar a parlare con una flemma che raramente troverete in altri film. 

Difficile restare svegli e se ci riuscite è solo per incazzarvi a morte, perché il finale, come già accennato, è un’autentica “sola”. L’astronauta, infatti, viene inseguito da polizia, scienziati in tuta antiradiazioni (che per indossarla ci mettono un’eternità) e pompieri. La caccia si sposta nelle fogne ma ad un certo punto il mostro non c’è più, tutti risalgono in superficie dove arriva un misterioso dispaccio in cui si informa che l’astronauta Frank Douglas è vivo e vegeto e la voce narrante recita: 

“Come se un interruttore fosse stato girato, come se un occhio avesse battuto le palpebre, come se una forza fantasma nell'universo avesse fatto un movimento eoni oltre la nostra comprensione, all'improvviso non c'era traccia! Non c'era nessun gigante, nessun mostro, nessuna cosa chiamata "Douglas" da seguire. Nel tunnel non c'erano altro che uomini coraggiosi e perplessi, che all'improvviso si ritrovarono soli con le ombre e l'oscurità! Con il telegramma una nuvola si alza e un'altra scende. L'astronauta Frank Douglas, salvato, vivo, vegeto e di dimensioni normali, a circa 8.000 miglia di distanza su una scialuppa di salvataggio, senza alcun ricordo di dove sia stato o di come sia stato separato dalla sua capsula! Allora chi o cosa è atterrato qui? “ 

Che in linguaggio da produttore quale era il buon H.G.Lewis si traduce in “Il film è finito, i soldi pure, io ho il mio bel prodotto da abbinare ai Drive in e tu, caro spettatore, te lo prendi, ancora una volta, nel c….” 



Che poi voglio proprio vedere se qualcuno restava sveglio fino alla fine. 

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