venerdì 12 gennaio 2024

THE SWAMP OF THE RAVENS

(El pantano de los cuervos, 1974) 

Regia Manuel Caño 

Cast Ramiro Oliveros, Antonia Mas, Fernando Sancho 

Parla di “scienziato pazzo cerca di rianimare fidanzata morta ma riesce solo a riempire il pantano dietro casa di morti viventi” 

Girato a Guayaquil in Ecuador con una produzione madrilena, questo oscuro horror di stampo europeo è una di quelle cose strane che noi amanti del weirdo non possiamo permetterci di trascurare. Si perché in un’oretta scarsa di film il regista Manuel Caño (accreditato nei titoli come Michael Cannon) non fa mancare nulla allo spettatore, pur non avendo uno straccio di un quattrino. C’è una specie di scienziato pazzo di nome Frosta (Ramiro Oliveros) che è anche un belloccione, al punto che riesce a compiere tutta una serie di misfatti e comunque può contare sul supporto della dottoressa Moore (Antonia Mas), segretamente innamorata di lui al punto da creargli un alibi. 

Peccato che il nostro Dottor Frosta sia già impegnato con un cadavere, quello della sua fidanzata che conserva gelosamente nella sua baracca all’interno di una palude piena di corvi (che in realtà sono avvoltoi ma non sottilizziamo) e di tanto in tanto se la sbaciucchia tutta con trasporto necrofilo. Censurato e scacciato dalla comunità scientifica, il nostro bel dottore è convinto che la morte sia solo un errore che si può correggere ed infatti ci prova tentando di rianimare una serie di cadaveri, ma visto il fallimento, li scarica nella palude dove vediamo questa massa di teste ciondolanti che sembrano un gruppo di fattoni all’interno di una fumeria d’oppio. L’unico che sembra funzionare è il suo zombie servo che farà una brutta fine quando Frosta gli comanderà di darsi fuoco. 

Nel frattempo ci vanno di mezzo un paio di lebbrosi truccati con pezzi di plastica colorata sulla faccia e dulcis in fundo, il regista ci piazza una vera e propria autopsia di cadavere, realizzata davanti agli stessi attori (quindi non di repertorio ma realizzata proprio appositamente per il film!!!). Ci si aspettava alla fine che gli zombi immersi nella palude si sollevassero dall’acqua in cerca di vendetta ma invece la sceneggiatura di Santiago Moncada  si limita al solito fuoco purificatore e ad uno scialbo finale a sorpresa che sa tanto di telefonato. Lunghi dialoghi snervanti, lentezza dissoluta nel montaggio e una serie di flashback colmi di smielate scene d’amore tra Frosta e la fidanzata (quando era in vita) conducono definitivamente lo spettatore ad una rovinosa pennichella in attesa che il rullo della pellicola imploda su sé stesso. 

Nessun commento:

Posta un commento