Regia Charles Band
Cast Charlie Spradling, Malcolm Jamieson, Sherilyn Fenn
Parla di “giovane castellana viene drogata e stuprata da bestia che si trasforma solo quando è innamorata”
Nel proseguire la storia di quei film che “avrebbero potuto essere ma non sono stati” si deve necessariamente citare quest’adattamento in salsa horror romantico della celebre fiaba “La bella e la bestia” realizzata dalla Full Moon Entertainment. Un’opera che, dalle premesse, avrebbe dovuto rappresentare il canto del cigno di Charles Band, abituato a realizzare film a basso costo, con effetti artigianalmente splendidi ma di fattura alquanto grossolana. La produzione si sposta in Italia e gira in due splendide location che il regista sfrutta a dismisura già dalle prime inquadrature quando vediamo una sorta di eterea quanto lentissima processione di circensi che escono dalla bocca dell’orco del parco dei mostri di Bomarzo, nel viterbese.
La storia prosegue con l’apparizione della giovane pittrice Gina (Charlie Spradling accreditata nei titoli solo come Charlie) che deve ristrutturare un quadro donato alla chiesa dalla famiglia Bomarzini. Prima di iniziare Gina va ad accogliere Catherine, ultima della casata dei Bomarzini e signora del castello (che è poi il castello di Giove a Terni). Le due ragazze si recano a vedere uno spettacolo circense in strada ed ammaliate da Lawrence (Malcolm Jamieson), il padrone del circo, decidono di invitare gli artisti per una cena al maniero che sembra uscito da qualche filmaccio medioevale. Il sempiterno Phil Fondacaro, forte della sua altezza limitata, passeggia sul tavolaccio e offre alle ragazze del vino drogato. A questo punto vediamo il nano lustrarsi la lingua mentre Gina appare confusa, ma non si saprà mai se l’ha stuprata o meno. Catherine invece viene sedotta dal e poi violentata da una bestia pelosa che si scoprirà essere Oliver, il fratello gemello di Lawrence il quale, se innamorato si trasforma in un mostro belluino con la faccia da idiota. La storia tende poi a incasinarsi inutilmente. Scopriamo che la governante di Catherine è un fantasma, che una sua antenata è stata uccisa a colpi di balestra dalla creatura (seppur non intenzionalmente).
Poi c’è Lawrence che è cattivo ma ama il fratello, Oliver, il quale tenta di suicidarsi ma non può perchè solo chi lo ama lo può ferire e il fratello, sadicamente, si rifiuta di farlo. Il tutto in un’atmosfera soffusa, da telenovela sbiadita dove, a un certo punto, si tenta anche di mostrare la trasformazione belluina del mostro sullo stile di “Un lupo mannaro americano a Londra” ma si vede che poi, sono finiti i soldi, perché a metà mutazione la sequenza si interrompe. Band ingaggia l’allora pagatissima Sherilyn Fenn, reduce da Twin Peaks e Cuore Selvaggio di David Lynch, affinchè mostri più carnazza possibile davanti alla macchina da presa, musica con il maestro Pino Donaggio e si fa sceneggiare il tutto dal bravo Dennis Paoli (Re-Animator, From Beyond) ma il risultato collassa proprio nell’eccesso di estetismo e romanticismo d’accatto che trasformano quello che doveva essere il film più mainstream di Band in una farsa grottesca senza né capo né coda.
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