mercoledì 13 luglio 2022

CRIMINALLY INSANE

(1975) 

Regia Nick Millard 

Cast Priscilla Alden, Michael Flood, Jane Lambert 

Parla di “ Psicopatica XXXL non trova più niente da mangiare e si sfoga prendendo a mannaiate amici e parenti”  

Nonostante l’indubbia preparazione artistica, forgiata in anni di rappresentazioni teatrali a cavallo tra gli anni settanta e novanta, Priscilla Alden non è mai stata fortunata come attrice, vista anche la scarsità di titoli a cui ha partecipato, tutti quanti, in ogni caso, incentrati sulla figura della psicopatica assassina, sia essa Ethel Janowski di Criminally Insane e relativo remake realizzato nel 2016, sia essa l’infermiera assassina di Death Nurse e relativo sequel, questi, tra l’altro, gli unici titoli di spicco della sua carriera, conclusasi nel 2007 con una prematura morte, a soli 68 anni, a causa di complicazioni cliniche dovute al diabete di cui soffriva da parecchi anni. 

Ma è proprio Criminally Insane del regista Nick Millard (che la volle anche in Death Nurse) il film che ne ha consacrato l’immagine negli anni, un film di un’oretta, realizzato con quattro soldi, quasi tutto incentrato nelle mura domestiche di un’abitazione old style dove Ethel torna ad abitare con la nonna dopo un ricovero forzato in una casa di cura per malattie mentali ed una serie di elettroshock perpetrati inutilmente al suo povero cranio (come descritto nel surreale colloquio iniziale con il medico). Ethel però è affetta da una fame compulsiva che, nel momento in cui la nonna svuota il frigo e mette sotto chiave il cibo, si trasforma in follia omicida, prima ai danni della vecchia e poi nei confronti di chi gli capita a tiro, come il garzone dell’alimentari che rifiuta di consegnarle la merce senza il pagamento degli 80 dollari di debito (squartato a bottigliate) o la sorella meretrice e relativo fidanzato manesco (massacrati a mannaiate nel letto) e il medico stesso (cranio fracassato). 

Il tutto in un tripudio di sangue dello stesso colore della vernice in puro stile Hershell Gordon Lewis, con una fotografia squallida, attori che risentono della mancanza di una truccatrice e ambientazioni casalinghe di uno squallore imbarazzante. Anche la musica che accompagna gli eventi, un latrare continuo di basso jazz, chitarrina e flauto dolce, sembra uscita dalle prove di una banda scolastica improvvisata. A tutto questo squallore si aggiunge il surrealismo onirico di Ethel che passeggia per il viale del tramonto come Gloria Swanson in un grottesco vestito rosso e, ultima ma non meno importante, la comicità dei suoi tentativi infruttuosi di occultare i corpi, ormai devastati da una puzzolente decomposizione, fino all’inevitabile soluzione finale, espressa negli ultimi fotogrammi di un film in cui la presenza della Alden risulta fondamentale e, nonostante la stazza dell’attrice, mai ingombrante.  

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