domenica 9 gennaio 2022

GORATH

(Yosei Gorasu, 1962)

Regia: Ishirō Honda

Cast: Ryo Ikebe, Ken Uehara, Takashi Shimura

Genere: Catastrofico, Fantascienza, Kaiju Eiga

Parla di “planetoide assorbitutto minaccia la Terra ma gli umani mettono un turbo al Polo Sud per spostarne la traiettoria”

Nessuno meglio dei giapponesi riesce a descrivere cinematograficamente il genere catastrofico e Ishiro Honda è il regista più appropriato per farlo, non stupisce quindi che sia lui a tirare le redini di questo enorme polpettone fantascientifico in cui la madre di tutti i disastri irrompe sull’umanità con le sue ali distruttive. Nello specifico Gorath è un gigantesco pianeta o meglio una sorta di sole assorbente che ingloba al suo passaggio meteoriti, comete e pianeti interi e si dirige minaccioso sulla Terra con le conseguenze che possiamo immaginare. Di sicuro il cinema giapponese non lesina in fatto di esagerazioni e assurdità, per non parlare dell’esaltazione del sacrificio e dell’eroismo a 180 gradi, valori per i quali riesce ad essere più stucchevole del cinema americano. Eppure ai nipponici non si può non volergli bene, sia per la semplicità e la tenerezza con cui provano ad affrontare le peggio prove, tutto questo però porta opere come Gorath nell’Olimpo del Weirdo e del Trash, ed è una strada da cui è difficile tornare indietro. 

Da dire che, a livello tecnico, la pellicola è nettamente superiore ad altre prove del periodo, anche dello stesso Ishirō Honda che ci ha pur sempre regalato capolavori inarrivabili. I modellini usati per il film, tralicci dell’alta tensione, cingolati, trenini elettrici, silos e container, sono incredibilmente realistici, al punto che, se ogni tanto non capitolasse qualche soldatino fintissimo nella scena, avremmo quasi la percezione di assistere a scene reali. Peccato che, in tutto questo, l’esagerazione tipicamente giapponese tenda a trasformare un buon film di fantascienza in una fiera dell’assurdo. Basti pensare che, per evitare il disastro, in questa avventura, viene ideato uno degli espedienti più assurdi mai visti sul grande schermo, ovvero spostare la traiettoria della Terra grazie ad una serie di enormi cannoni posizionati al Polo Sud la cui energia scaturita, trasformerà la Terra in un gigantesco velivolo in grado di spostarsi nello spazio. Lasciando perdere l’assurdità della cosa, non si può far finta di nulla quando assistiamo alla mezza luna che viene fagocitata dal planetoide, come se fosse staccata dalla carta da parati nella cameretta del bambino. 

E visto che al peggio non c’è mai fine, verso gli ultimi venti minuti di film, spunta fuori anche l’immancabile Kaiju Eiga, rappresentato da un imbarazzante trichecone gigante con un costume talmente brutto che sembra la muta di un sommozzatore (Attack of the Giant Leeches docet!), per fortuna Honda deve essersi vergognato lui stesso di questa apparizione, perché la fa fuori nel giro di pochi minuti, distrutta dal laser scaturito da un elicottero. Per il resto il solito eroismo senza vergogna fa capolino nel film grazie all’apporto di scienziati dediti senza tregua a farsi carico del destino dell’umanità capitanati da un “filosofo” (Takashi Shimura) con giganteschi labbroni che beve Whisky per imitare gli americani, e grazie all’abnegazione di un gruppo di piloti spaziali che vanno in giro a rompere i coglioni ai generali, impazienti di andarsi a sfracellare contro Gorath, non prima di averne verificato la massa grazie ad un ridicolo periscopio spaziale (l’astronave sarà stata riciclata da un sommergibile), massa di cui, per tutto il film spuntano ipotesi confuse e contraddittorie, c’è chi dice che Gorath sia 6000 volte più grande della Terra e chi dice che sia la metà come dimensione ma con una massa grande 6000 volte e così via.  A parziale attenuante, bisogna dire che i giapponesi stavolta coinvolgono anche il resto del mondo nelle loro fantasie eroiche ma solo per farlo assistere al loro incoerente e demenziale successo. 

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