mercoledì 28 luglio 2021

COMUNIONE CON DELITTI

 (Alice Sweet Alice Aka Communion, 1976)  

Regia Alfred Sole

Cast: Brooke Shields, Paula E. Sheppard, Alphonso DeNoble

Genere: Thriller, Horror

Parla di “ giovinetta schizoide è sospettata dell’omicidio della sorella e di altri cadaveri all’ombra di una bigotta comunità clericale”

Il solo difetto di certi film è quello di essere arrivati sulla falsariga di un film di successo come Psycho e quindi venire relegati ingiustamente come sottoprodotto, quindi B movie. Eppure Communion meriterebbe di essere più considerato nella storia del cinema. Sia per la trama decisamente shakespeariana con grande tragico finale (eccellente e crudele ma non lo rivelo perchè qualcuno potrebbe ancora non averlo visto), sia per i contenuti decisamente anticlericali e filo satanici, ma soprattutto per una serie di sequenze decisamente forti per l'epoca (ma anche adesso dopotutto). 

Abbiamo una giovanissima Brooke Shields che viene strangolata, gettata in una cassa e bruciata il giorno della sua comunione, mentre la sorella Paula E. Sheppard (l'Alice del titolo), sospettata dell'omicidio (si è presentata davanti al prete al posto della sorella) è un personcino schizoide mica da ridere, capace quasi di strozzare un gattino all'obeso e viscido vicino di casa Alphonso DeNoble, il personaggio più disgustoso e satanico del film (del resto ha lavorato in un film malato e ultragore come Blood Sucking Freaks ). Il film dello sconosciuto regista Alfred Sole  gioca poi sulla presenza di un misterioso omicida in impermeabile giallo, armato di coltellaccio e di una inquietante maschera da bambola al volto. 

L'ambientazione ecclesiastica  contribuisce ad accentuare l'atmosfera gotica, mescolata alla brutalità violenta tipica degli anni '70 offrendoci un inquietante affresco dell'America conservatrice che non esita a prendere a scarpate nei denti un poveraccio per riprendersi il rosario. C'è comunque un pò di tutto, da Rosemary's Baby a Psycho (opportunatamente citato in un manifesto nel film) fino Don't Look now (A Venezia...un Dicembre rosso shocking, di Nicholas Roeg) il tutto senza la minima ironia ma con uno sviluppo graduale della trama che si segue con il fiato in gola, merito di ottimi attori e di una storia in ambienti inconsueti e una figura di serial killer da ricordare negli annali assieme al prete omicida di La Casa del peccato mortale, capolavoro di Pete Walker.

mercoledì 21 luglio 2021

NON VIOLENTATE JENNIFER

(I Spit on your grave Aka Day of the woman, 1978)  

Regia: Meir Zarchi

Cast: Camille Keaton, Eron Tabor, Richard Pace

Genere: Thriller, Rape & Revenge

Parla di “gruppo di bulletti campagnoli violentano e seviziano giovane scrittrice ma la preda diventa predatore e il castigo sarà tremendo!” 

Non c'è musica in questo film di Meir Zarchi, c'è solo l'armonica a bocca di uno dei quattro stupratori di Jennifer (Camille Keaton), scrittrice newyorkese in cerca di calma e tranquillità, che decide di trasferirsi in una isolata casetta di campagna per terminare il suo libro e verrà invece adocchiata dai bulli del paese che per quasi un'ora di film giocheranno con lei al gatto e il topo, violentandola, sodomizzandola, picchiandola a sangue per lasciarla mezza morta, sporca e insanguinata nel salotto di casa sua.

Esiste solo il rumore del motore del motoscafo che inesorabilmente darà inizio al gioco di morte che si concluderà con la feroce vendetta della nostra eroina, la quale, nell'ultima mezz'ora truciderà uno ad uno tutti i quattro ragazzotti di campagna, impiccandoli, evirandoli, squartandoli con l'elica del motoscafo e colpendoli con l'accetta in un crescendo di sangue e disperazione, intervallati dal silenzio del bosco circostante, muto testimone di una storia trucida che ha scatenato migliaia di polemiche, scioccato migliaia di spettatori e creandosi, in quasi trent'anni, un culto invidiabile. 

Non so di preciso dove abbia voluto parare il regista, realizzando questa specie di Giustiziere della notte agreste, certo conscio di una serie di film che lo hanno preceduto, non ha sicuramente inventato niente, calcando la mano sulla violenza nuda e cruda, certo è che ha comunque colpito nel segno, soprattutto grazie al volto di Jennifer, dolce e crudele, sensuale e spietata vendicatrice a riempire gli oltre novanta minuti di questa tragedia che non ha niente da insegnarci ma lo fa talmente bene che non si riesce a restarne indifferenti anche a distanza di anni dalla sua uscita nelle sale.

martedì 13 luglio 2021

INCUBUS, IL POTERE DEL MALE

(The Incubus 1981)  

Regia: John Hough

Cast: John Cassavetes, Erin Flannery, Duncan McIntosh

Genere: Horror

Parla di “ maledizione stregonesca risveglia demone stupratore e sono cazzi amari”

Certe locandine esercitano un fascino soprannaturale nei miei confronti, così quando nel 1981 uscì nelle sale questo low budget horror diretto da John Hough, me ne innamorai perdutamente anche senza averlo mai visto. Il film, difatti, era vietatissimo ai 18 anni e, a quei tempi, le sale erano veramente off limits per noi ragazzi della pubertà. Così qualche anno dopo lessi il libro di Ray Russell, una sorta di romanzo porno horror su un demone stupratore che terrorizzava, con il suo gigantesco pene laceratore, le donzelle di una piccola cittadina della provincia americana. Oggi, grazie al mio pusher di fiducia (di video eh!), ho recuperato una vecchia vhs di questo memorabile film e, devo dire che, per tre quarti della storia ne sono rimasto un pò deluso. Abbiamo un grande attore come John Cassavetes, nei panni di un medico con un passato oscuro per una relazione con una diciottenne (che non si capisce se l'aveva uccisa lui o che cosa) ed un presente ancora meno chiaro nella sua relazione con la figlia Jenny (Erin Flannery), invischiato in una serie di delitti a sfondo erotico in cui le vittime, tutte donne, vengono brutalmente stuprate e lacerate da un misterioso essere dalla forza e dalla potenza (sessuale) impressionante. In mezzo c'è Tim (Duncan McIntosh) figlio di un'anziana del paese che fa strani sogni su una camera di torture dove vede una donna legata al tavolo da dei monaci incappucciati. 

Scopriremo che trent'anni prima gli orribili delitti erano già accaduti e che la maledizione di una strega pende sulla famiglia dei Galen. Il film si riscatta in molte scene, abbastanza feroci che non risparmiano neppure una ragazza in carrozzella. Molto bella la scena al cinema mentre si assiste ad una sorta di video rock ispirato a Sansone e Dalila ma tutta la pellicola si arricchisce improvvisamente nell'incredibile finale (che ovviamente non vi svelerò) capace veramente di lasciare il segno per l'improvviso ribaltone di tutta la storia. In sostanza un prodotto medio dell'epoca, non girato particolarmente bene, con molti errori di ripresa (il microfono...il microfono!!!) ma dotato di una forza visionaria molto avanti per i tempi in cui è stato girato.


Da notare inoltre che il tema del sogno che si materializza anticipa di tre anni le tematiche kruegheriane di A Nightmare on Elm Street (tra l'altro c'è una somiglianza mostruosa tra la figlia del medico e Heather Langenkamp). Sono questi piccoli film che alimentano il cinema, la fantasia e le tematiche del new horror anni '80. Forse avrebbe dovuto spingersi più oltre, vista anche la particolarità della trama, ma in definitiva "Incubus" lascia il segno e non mi ha fatto rimpiangere questi venticinque anni di attesa.

giovedì 1 luglio 2021

L'OCCHIO NEL TRIANGOLO

 (Shock Waves, 1977)

Regia: Ken Wiederhorn

Cast: Peter Cushing, John Carradine, Brooke Adams

Genere: Horror

Parla di “ Gruppo di studiosi approda su isolotto dove è stato parcheggiato un commando di zombi nazisti dai tempi della seconda guerra mondiale” 

All'epoca della sua uscita nelle sale cinematografiche italiane, Shock Waves dovette pagare pegno al contemporaneo successo del film di René Cardona Jr., The Bermuda Triangle, assumendosi un titolo che poco c'entrava con la storia raccontata. Diciamo che, forse, trattandosi di un film ambientato su un'isola, i distributori italiani ci hanno aggiunto un improbabile collegamento all'infausto luogo dove spariscono navi e aerei, per attirare un pubblico ancora affascinato dai misteri dell'ignoto. 

Peccato, perchè alla pellicola di Ken Wiederhorn manca tutto tranne un'idea originale alla base, quella di super guerrieri delle SS trasformati in morti viventi da utilizzare in guerra.
Il plot narrativo si ispira ad una serie di leggende nate sul nazismo e porta un gruppo di Studiosi su un'isola apparentemente deserta dove risiede un vecchio ufficiale tedesco (il grande Peter Cushing) che li esorterà a scappare. Uno ad uno i visitatori verranno decimati dai mostruosi killer in uniforme grigia e occhialoni protettivi, silenziosi ed inesorabili come appunto la tradizione zombistica risiede (con l'aggiunta di nuotare silenziosi sott'acqua). Ovviamente solo uno sopravviverà al massacro finale portandosi dietro un incubo non certo facile da dimenticare. 

Partendo da un soggetto originale, il regista segue un pò il filone alla Agatha Christie con la progressiva eliminazione degli attori, il primo a farne le spese nel naufragio è il vecchio capitano interpretato da un colosso (in quel periodo purtroppo in declino) del calibro di John Carradine. Assistiamo quindi ad una comparsata di personaggi non proprio simpatici che faranno una brutta fine nelle paludi dell'atollo. L'entrata in scena dei soldati zombi che emergono dalle acque si protrae per tutto il film diventando un elemento ossessivo ma anche (e purtroppo) di noia. Al film infatti manca una sceneggiatura calibrata che mantenga costante la tensione (anzi di tensione qua manco se ne parla) ed un montaggio che renda il tutto più scorrevole. La pesantezza che si ricava nell'assistere a questo lento massacro non viene lenita nè da un titolo fuorviante nè da una buona idea di base, purtroppo.