mercoledì 17 marzo 2021

GAPPA, IL MOSTRO CHE MINACCIA IL MONDO

(Daikyojû Gappa, 1967) 

Regia Hiroshi Noguchi 

Cast  Tamio Kawaji, Yôko Yamamoto, Yuji Kodaka 

Genere Kaiju Eiga, Fantascienza, Monster Movie 

Parla di “pappagalloni dinosauro distruggono il Giappone per recuperare il figlioletto rapito dal proprietario di una rivista sexy” 

Tra gli innumerevoli titoli importati in Italia in piena era Kaiju, ovvero nel periodo tra fine anni sessanta e primi anni ottanta, uno dei più imbarazzanti ed assurdi è sicuramente questa sordida pellicola giapponese la cui trama mescola insieme elementi tratti da King Kong, Godzilla e Gorgo per mettere in scena le gesta di strani grifoni giganti con la faccia da pappagallo e il corpo da dinosauro che piombano da un'isoletta dimenticata verso le metropoli nipponiche alla ricerca del figlioletto rapito da imprenditori senza scrupoli. L'incipit è quello classico della spedizione esplorativa alla ricerca di animali di specie sconosciute su un atollo selvaggio che dovrebbe diventare una specie di attrazione turistica organizzata da una rivista scandalistica di nome Playmate. 

Gli esploratori, un connubio improbabile tra giornalisti, fotografi e scienziati scopre che l'isola è soggetta a terremoti continui inviati da una divinità misteriosa chiamata Gappa che gli indigeni temono come la peste. Addentratisi nelle grotte, un giornalista e una giovane fotografa scoprono un gigantesco uovo da cui spunta un brutto dinosauro che, sulle prime non ci è dato di vedere. Quando la nave salpa con il prezioso animale, eccoci apparire in tutta la loro bruttezza i due mostruosi genitori Gappa dotati di tre corna, ali da pipistrello, zampe da pollo, becco da passero e coda di lucertola e mamma. Insomma un minestrone trash che si lancia alla ricerca del piccolo nel frattempo giunto in Giappone dove gli vengono innestati dei sensori sulla testa per studiarlo suo malgrado. All'arrivo dei mostri ecco le consuete scene di distruzione con modellini di cartapesta alternati a scene di panico, carriarmatini che sparano petardi e missili giocattolo che sfrigolano nell'aria. Da parte loro i due Gapponi rispondono al fuoco con fiammate bluastre disegnate alla cazzo sulla pellicola che vanno dove gli pare senza alcun senso logico. 

Troviamo poi nel cast l'immancabile presenza di bambinetti puri e duri che sono sempre i buoni del film, la figlia del proprietario della rivista che tenta di far tornare sui suoi passi l'arcigno genitore e il piccolo indigeno che viene recuperato, non si sa da dove, su un sommergibile e man mano che avanza lo spettacolo, diventa sempre più grigio (una malattia che gli scienziati cinefili chiameranno "cattivo makeup"). Il finale poi tenta di essere strappalacrime con la ricongiunzione dell'allegra famigliola di Gappa sulla pista di un aeroporto e tutti i protagonisti che improvvisamente scoprono quali sono i veri valori della vita. A questo punto anche agli spettatori è dato scoprire dei valori, uno è quello del biglietto del cinema irrimediabilmente sprecato e l'altro è il valore di un buon sonno di cui hanno sicuramente usufruito durante la proiezione.  

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