martedì 9 febbraio 2021

HELL HOLE - LA GABBIA INFERNALE

(Hell hole, 1985) 

Regia Pierre De Moro 

Cast Ray Sharkey, Judy Landers, Marjoe Gortner 

Parla “biondona platinata finisce in manicomio dove si sperimenta non si sa bene cosa né perché ma l’importante è soddisfare la fame di sesso del solito scienziato pazzo” 

I film horror ambientati nei manicomi hanno generalmente la stessa identica struttura, c'è il protagonista internato per sbaglio, un direttore ospedaliero sadico e assassino, un eroe pronto a tirare fuori il protagonista dai guai ma soprattutto c'è un luogo segreto all'interno delle cantine dove si svolgono esperimenti atroci e illegali. Nella fattispecie di quest'opera del poco prolifico (Solo tre film in tutta la carriera, ahi ahi ahi!!!) Pierre De Moro il luogo segreto è il buco infernale del titolo dove piomba la malcapitata Susan dopo aver perso la memoria a seguito di una brutta caduta nel tentativo di sfuggire al killer di sua madre. La biondona dalla messa in piega eterna si trova ad affrontare un ambiente ostile pieno di matte che se le danno di santa ragione e infermiere lesbiche che si prendono a cazzotti nelle docce e fanno festini nel fango. 

Come se non bastasse poi la direttrice Fletcher (interpretata da quel donnone inquietante di Mary Woronov) si dedica ad esperimenti di lobotomia chimica insieme al solito professorino di turno ammaliato da prospettive di scoperta scientifica, peccato che il suo obiettivo (come espressamente esplicitato dalla stessa in una scena) è quello di soddisfare la sua fame di sesso (sic!). Non è ben chiaro come questi esperimenti che consistono in una siringona infilata nel collo di giovani malate irrequiete, possano giovare ai suoi appetiti sessuali, in ogni caso la trama si sviluppa come un thriller a tinte forti in cui il regista, gratuitamente, ogni tanto ci sbatte un pò di nudo qua e là arricchendolo di qualche abbozzo lesbico, tanto per richiamare quel pubblico in sala che altrimenti diserterebbe volentieri questa grottesca farsa exploitation. Lentezza assoluta, recitazione ghiacciata e miserrime ambientazioni da sit com low budget anni ottanta condiscono il tutto introducendo la noia più estrema. 

C'è da dire che la sceneggiatura tiene botta mantenendo il film su una struttura solida, ma quello che dà all'insieme una patina trash da prodotto dozzinale che persino i vecchi lettori vhs avrebbero rifiutato, è l'imbarazzante messa in scena con matte che saltellano qua e là come scimpanzè arrapati, guardie ipertrofiche che menano all'inverosimile capeggiate dal faccione inespressivo di Robert D'zar (per capirci quello che interpretava il poliziotto maniaco nella trilogia di Maniac Cop), gabbie di vetro (quelle che tengono prigioniere le pazze all'interno del buco infernale) solidissime per giorni interi ma che alla vista del malcapitato di turno, vengono giù come cristalli. Da guardare solo se avete anche voi un blog di cinema spazzatura da tenere aggiornato tutte le settimane. 

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