mercoledì 17 febbraio 2021

HANNA D. LA RAGAZZA DEL VONDEL PARK

(1984) 

Regia Rino Di Silvestro 

Cast Ann-Giselle Glass, Karin Shubert, Sebastiano Somma 

Genere: Drammatico, drugsploitation 

Parla di “discesa negli inferi della droga da parte di una giovane e discesa nei meandri dell’incoerenza narrativa per quanto riguarda lo spettatore” 

Se Christiane F. ambientava a Berlino una turpe storia di tossicodipendenza, la risposta italiana viene ambientata, tre anni dopo, nella libertina Olanda, da sempre meta agognata di chi cerca sesso, droga e turpitudini di facile accesso. Il risultato però, non è decisamente allo stesso livello, complice un Rino Di Silvestro a basso rendimento, un cast che era meglio rimanesse nei fotoromanzi e un montaggio che mette a dura prova tutta la nostra intuitività per cercare di collegare le varie fasi del film una dopo l'altra. Si parte da un vagone di un treno in corsa dove la giovane Hanna, interpretata dalla francese Ann-Giselle Glass (che troviamo nello stesso anno anche in Rats - Notte di terrore del buon Mattei), si sfila le mutandine trasparenti davanti a un grosso ed elegante viaggiatore. Dopo di lui arriva una coppia e nel mentre tutto viene gestito da un vecchietto incravattato che batte le mani come se fosse un direttore d'opera. Scesa dal treno, Hanna va a trovare la madre (Una Karin Shubert inchiattita dal tempo) che amoreggia con un ragazzino efebico passando il tempo ad accusare la figlia di averle rovinato la carriera come attrice. 

Dopo questo bel siparietto familiare, Anna si dirige in un vecchio magazzino abbandonato dove un pelatissimo e inquietante spacciatore che si fa soprannominare "Madre" la induce ai piaceri dell'eroina. A questo punto un brusco cambio di scena la vede elegantemente vestita in un ristorante italiano con un bellimbusto di nome Miguel, dopo cena fanno l'amore e lei gli rivela la sua verginità (ma non si prostituiva sul treno?), dapprima Miguel la introduce nel mondo del cinema a luci rosse, poi la droga bucandola sulla fronte e la manda a fare la mignotta, anche se non si capisce bene perchè, fermata da un cliente, invece di salire in macchina, Hanna va a chiamare una collega e manda lei, senza nessun motivo apparente, dal grassone pagante. Altro brusco cambio di scena e vediamo Hanna su un autobus che viene tacchinata da un altro bellone di nome Axel (il divo dei fotoromanzi d'amore Sebastiano Somma), i due si innamorano ma la doppia vita di Hanna la porterà ancora nei vecchi magazzini, stavolta per farsi arrestare. In prigione dà di matto per la scimmia, inizia a spaccare tutto e si attacca ad un lercio rubinetto cercando di suggere disperatamente acqua per poi ferirsi e giungere al punto di bere il suo stesso sangue. 

Durante l'interrogatorio assistiamo a una scena allucinante, le altre carcerate sfilano dall'ano di una ragazza una supposta di metallo contenente eroina che iniettano in bocca ad Hanna. Miguel intanto minaccia la madre affinchè faccia scarcerare la figlia e dopo averla malmenata la irretisce nuovamente per andare a battere. Axel però la trova e se la porta a casa dove Hanna sbocca dappertutto e in una crisi di astinenza si sniffa la benzina di un motore nautico. Il finale ci porta all'imbarazzante duello tra Axel e Miguel dove il primo inizia a tirare assi di legno contro il secondo, il quale armato di pistola, spara due colpi alla cazzo, cade in mare e muore annegato. Finale con fidanzatini mano nella mano a travolgere piccioni e pippotto memoriale nei confronti di tutte le ragazze meno fortunate di Hanna che non ce l'hanno fatta, aggiungerei a queste anche le migliaia di spettatori che si sono sorbiti questo polpettone ridicolo inferiore solo a roba come "Alex l'Ariete" in fatto di recitazione e delirio narrativo dove i personaggi vivono situazioni fini a sè stesse e la storia abbandona ogni coerenza dopo appena 10 minuti dall'inizio. 

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