
Regia: Stanley Isaacs
Cast: Lorenzo Lamas, Steven Bauer, Hayley DuMond
Genere: Fantascienza, Horror, Monster Movie
Parla di “Cazzuti Navy Seals in missione di recupero su Isola infestata da Velociraptor e T-Rex “
Steven Spielberg ci avrebbe pensato due volte prima di trasferire su pellicola il romanzo di Michael Crichton Jurassic Park, se avesse potuto prevedere questa ondata di filmacci per la televisione ordinati dalle varie case di produzione low buget americane. Filmacci incentrati su modellini di dinosauri in 3D acquistabili con quattro dollari su Turbosquid e altri siti simili per poi essere buttati sullo schermo senza curarsi troppo della differenza tra sequenze girate e personaggi animati. Tutto merito (o colpa, vedete voi) del temibile SYFY CHANNEL, canale televisivo di genere nato nel nuovo millennio nonchè produttore di centinaia di filmacci come questo Raptor Island interpretato da Lorenzo Lamas, ex stella dei telefilm americani ed oggi riciclatosi in queste produzioni di basso profilo, imbarazzanti ma anche tanto spassose, al punto da rappresentare un “guilty pleasure” per molti appassionati di cinema di genere. L'inizio del film ci rivela subito di che pasta è fatto il carrozzone, vediamo un modellino d'aereo certamente mosso da fili di nylon, che viene colpito da un dardo fiammeggiante pyroclusterizzato alla cazzo. All'interno del velivolo c'è una cassa...ma chissà cosa mai ci troveremo dentro?

A quel punto lo sceneggiatore ci ripensa e fa tornare indietro l'elicottero per il salvataggio, entra in scena l'ultimo terrorista rimasto ma viene divorato dal T-Rex, tanto perchè altrimenti non si poteva giustificare la presenza del mostruoso carnosauro. Nel finale vediamo anche i Raptor fuggire dall'isola nuotando in attesa del sequel. A parte gli effetti digitali veramente osceni, anche i dialoghi rasentano il ridicolo, sembrano infatti un compendio di frasi ad effetto tipiche del cinema d'azione americano buttate una sull'altra in modo casuale. Fotografia piatta e televisiva che fa sembrare rimpiangere le telenovelas brasiliane, musiche anonime e una storia di quattro pagine tirata per le lunghe giusto per raggiungere i canonici 90 minuti necessari alla messa in onda. Dirige per la prima (e fortunatamente ultima) volta Stanley Isaacs il cui unico merito è quello di aver capito subito dopo che questo non era il suo mestiere.
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