Regia Gerardo de Leon, Eddie Romero
Cast Kent Taylor, Beverly Powers, John Ashley
Girato da una delle coppie di
registi più weirdo del mondo ovvero
Gerardo de Leon e Eddie Romero, entrambi specialisti nell'accostamento mostri
sanguinosi + belle fanciulle ignude, questo Brides of blood ci porta nei
territori pruriginosi dell'exotic horror, negli splendidi scenari di un'isola
nelle vicinanze di Bikini, dove fu provata la prima bomba atomica. In effetti
la squadra di ricercatori capitanata dal dottor Henderson (Kent Taylor) e la
vogliosa e prosperosa moglie Carla (Beverly Powers) ne trova di tutti i colori,
scarafaggi preistorici, farfalle aggressive, granchi giganti e alberi con rami
prensili che si agitano come serpenti nella foresta. Ma il clou della vicenda è
l'orrendo mostro che fa a pezzi le giovani del villaggio, portate in dono alla
creatura dagli indigeni terrorizzati.Dulcis in fundo la squadra di occidentali incontra anche un
avventuriero spagnolo Esteban (Mario
Montenegro) che vive isolato in una villa nella foresta pieno di servi nani.
In tutto questo il giovane Jim
(John Ashley) salva dal sacrificio la bella Alma (Eva Darren) figlia del
capovillaggio ed entrambi si rifugiano da Esteban, Carla intanto esasperata
dalla freddezza del marito esce di notte a caccia di un maschio vero mentre noi
ci godiamo le sue forme prosperose che litigano con gli alberi viventi. Il
mostro è fatto di gommapiuma ed alla fine la sua trasformazione graduale è un
tripudio di peli e bubbe appiccicate al corpo del malcapitato. Detto questo
l'idea deve aver colpito anche il nostro Joe D'Amato il quale dodici anni dopo realizza sulla
falsariga Holocausto porno, anch'esso incentrato su un isola esotica ma con
contenuti sessuali mooolto più espliciti. Questo film ovviamente risente della
castità di quegli anni anche se i due director si spingono molto avanti nel
mostrare quanta più carnazza possibile. In termini di splatter la fanno da
padrone un pò di membra squartate ma spesso inquadrate da troppo lontano per
offrire qualcosa di più all'immaginazione.
La fotografia è ottima ma i
contenuti a tratti ristagnano sui vecchi clichè del bianco figo ed eroico
mentre il povero indigeno è stupido anche se ha il cuore d'oro.
In defintiva un prodotto che si
esprime nel weirdo più totale ma valevole per una serata dedicata ai tempi
andati in cui ci si stupisce ancora di quanta immondezza veniva girata nel
mondo (in questo caso la coproduzione è americanofilippina).
La sceneggiatura è risibile, ma per merito della fotografia dai colori sontuosi sembra quasi un film "vero".
RispondiEliminaLa sceneggiatura è risibile, ma per merito della fotografia dai colori sontuosi sembra quasi un film "vero".
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