Regia Sergio Martino
Cast Edwige Fenech, Anita Strindberg, Luigi Pistilli
Titolo chilometrico e minaccioso
per questa variante in salsa erotik-thriller del celebre racconto "Il
Gatto nero" di Edgar Allan Poe, uno degli autori più saccheggiati dal
cinema di serie b a partire dagli anni' 50.
Il prolificissimo Sergio Martino
ritenta la carta Edwige Fenech rivelatasi vincente un anno prima con il
fortunato "Lo strano vizio della Signora Ward" inserendola addirittura
nei credits iniziali come protagonista assoluta nonostante l'attrice appaia
dopo quasi tre quarti d'ora, dulcis in fundo vi aggiunge anche un nome oggi
poco conosciuto ma ai tempi commercialmente appetibile come Ivan Rassimov, il
quale, pur apparendo in poche fugaci sequenze, viene accreditato quasi come
co-protagonista. Dobbiamo dare atto a Martino che sapeva vendere bene i suoi
prodotti, a partire dal titolo che sprizza sensualità da tutti i pori ma che
poi, all'atto pratico, non c'entra niente con il resto del film. Gli attori
principali della trama sono in realtà Luigi Pistilli e Anita Strindberg, lui
scrittore fallito e alcolizzato, succube del ricordo della nobile madre, lei
moglie oggetto continuamente vessata e umiliata, il tutto si svolge all'interno
di un'immensa villa in provincia di Padova dove Oliviero (questo il nome dello
scrittore) organizza una festa hippie con un gruppo di giovini discinti, a un
certo punto costringe la moglie Irina a bere un pasticcioso mix alcolico, una
ragazza intona un gospel e Dalila Di Lazzaro sale sul tavolone e comincia a
ballare nuda asserendo che i vestiti condizionano la nostra personalità.
Da
questi presupposti ci si aspetta quindi un bel film psichedelico e pieno di
nudità gratuite ma di fatto, da qui in poi si vedrà poco o niente. Un
misterioso assassino uccide l'amante di Oliviero e successivamente entra nella
villa e accoppa la cameriera nera. Intanto Irina è ossessionata dal gatto nero
di casa, che casualmente è stato chiamato Satana! Essendo sospettato del primo
omicidio Oliviero decide di murare il corpo della servetta in cantina, intanto
il vero killer, dopo aver fatto fuori nientemeno che Enrica Bonaccorti in una
poco ordinaria versione da prostituta veneta con tanto di parruccone biondo,
viene ucciso dalla vecchia magnaccia del paese. Da qui in poi il giallo finisce
ed entra in scena finalmente Floriana (la Fenech) con gonnellino rosso mini,
stivaloni neri e capelli a caschetto. Lei è la nipote di Oliviero e si rivela
subito una sessuofila senza scrupoli, in pochi minuti si fa il garzone del
paese, Irina e lo stesso Oliviero, il quale innamoratisi di lei, decide di far
fuori la moglie che nel frattempo, tanto per non perdere l'adattamento del
racconto di Poe, acceca il gattaccio. D'ora in avanti vedremo solo un
fotogramma di satana, ovvero un'istantanea del suo sguardo sguerciato che
insiste continuamente per tutto il resto della pellicola, ovviamente
accompagnato da un miagolio sinistro.
In breve i due coniugi arrivano
ai ferri corti, Irina scopre che Oliviero ha influenzato nientepopodimeno che
The Shining scrivendo a macchina in modo ossessivo le parole "Murare in
cantina" e "Vendetta" (e poi dicono che certi film non ispirano
i grandi!) e deciderà di anticiparlo con un paio di cesoie. Il resto del film è
una serie di complotti alquanto loffi che richiamano alla mente certi
fotoromanzi noir anni '70 o fumetti come Diabolik e Kriminal per concludersi in
un finale a metà tra il gotico e il Cormaniano andante.
Assolutamente inutile e
iperderivativa la colonna sonora, una deludente performance di Bruno Nicolai.