martedì 2 ottobre 2012

EL BARON DEL TERROR

(Id. 1962)

Dando un'occhiata veloce alla carriera di Chano Urueta si trovano qualcosa come 117 film diretti dal 1928 al 1973, un'enormità che non stupisce in un mercato prolifico come quello messicano, stupisce invece che l'opera di questi veri artigiani del cinema a basso costo non vengano mai incensati dagli amanti del B movie, sopratutto quando realizzano titoli deliranti e bizzarri come questo "El Baron del Terror", uscito sul mercato estero con il titolo "Brainiac" e dotato di tutte le caratteristiche organolettiche per essere un cult assoluto, un vero e proprio canto del cigno della bruttezza e dell'imbarazzo cinematografico. La trama narra della solita vendetta di un barone pazzo, dedico a pratiche stregonesche nel lontano 1661 dove lo troviamo al cospetto dell'inquisizione incappucciata di nero, giusto per farci un pò paura. Dopo un processo sfiancante (per lo spettatore) il barone Vitelius d'Estera (Abel Salazar)  guarda in alto e subito viene inquadrata la cometa di Halley (evidentemente i processi d'inquisizione a quei tempi si tenevano a cielo aperto).
A questo punto il diabolico barone sferra la sua maledizione che colpirà i discendenti di coloro che l'hanno condannato. Puntuale come un orologio, nel 1961, il nostro cattivello risorge in contemporanea con il passaggio della cometa (che però svanisce!) ma arriva sottoforma di una creatura talmente brutta e malfatta da meritare l'oscar del ridicolo per i prossimi 300 anni. Praticamente il mostro si presenta in completo con cravatta ma al posto della faccia una sorta di volto da diavolaccio con nasone prominente, orecchione a punta pelose e una lingua biforcuta penzolante che infila nel collo delle sue vittime per succhiargli fuori la massa celebrale che il buon barone conserva in una specie di coppa dove ogni tanto ne assaggia una cucchiaiata.
Se fin qui pensate di aver visto il peggio vi sbagliate perchè il barone, oltre a tramutarsi in mostro sa anche ipnotizzare ed il regista per meglio chiarirci stò fatto ogni tanto fa passare un bagliore luminoso sullo sguardo di Vitelius fino alla scena clou, in termini di bruttezza, dove lo vediamo ipnotizzare il marito di una delle sue vittime, avvinghiarsi a lei per baciarla per poi trasformarsi in un mostro e avventarsi al collo con la sua oscena linguaccia, a parte la goffaggine dei movimenti degli attori ad un certo punto si vede chiaramente che al marito immobilizzato sta per scoppiare una risata.
A sorpresa nel finale il regista riesce a buttarci una scena decisamente inquietante quando l'ultima dei discendenti apre la stanza del suo bagno e trova il marito appeso a testa in giù nella vasca. Sul finale irrompono due poliziotti agghindati come Ghostbusters con tanto di lanciafiamme che arrostiscono il demoniaco barone lasciando per terra un mucchietto di cenere e tutte le lacrime degli spettatori, lacrime di disperazione ma sopratutto per il troppo ridere.




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