Regia León Klimovsky
Cast: Jack Taylor, Dyanik Zurakowska, José Guardiola
L'inizio di questa produzione spagnola è quanto meno spiazzante, una sequenza infinita di panoramiche di un villaggio rustico accompagnate da una musichetta che sembra scimmiottare gli Inti Illimani. L'azione si sposta in un cimitero dove un becchino manidimerda lascia andare la cassa che si infrange nella buca. Vediamo gente che fugge e poi la cassa sfasciata dove i resti di un corpo fumante trasudano di vermi e lombrichi in uno schifoso minestrone che ci allieterà per tutti i titoli di testa. Del resto un film che si intitola "L'orgia notturna dei vampiri" fa ben sperare in un elevato tasso weirdo. Questo è il bello delle produzioni spagnole post-franchiste: non deludono mai. La trama prosegue con un gruppo di persone in un pulmann, sono collaboratori domestici di un conte, si stanno recando al primo giorno di lavoro, peccato che al conducente gli viene un colpo e muore mentre guida (ma assumete personale giovane, dico!).
A questo punto l'allegra combriccola, trovatasi a condurre il mezzo con le proprie forze e senza una cartina stradale sbaglia strada e finiscono nel paese di Tolnia, che abbiamo imparato a conoscere a menadito visto che il regista argentino León Klimovsky ce lo ha inquadrato in tutte le salse all'inizio. Apparentemente il villaggio sembra abbandonato, l'unica forma di vita che i viaggiatori incontrano è un americano baffuto che si diverte a spiare la gnocca di turno dietro al buco della serratura. Purtroppo per loro Tolnia si rivelerà piena di villici vampirizzati che di notte assalgono uno ad uno gli stranieri, mentre di giorno cercano di essere affabili e cortesi, li nutrono con carne umana prelevata direttamente da poveri fabbri sfigati che un gigantesco sosia di Bud Spencer maciulla a colpi di ascia ed arrivano a regalare loro persino degli assegni, elargiti da una contessa vampiro ninfomane che seduce il belloccio del gruppo salvo poi azzannarlo e gettarlo dal balcone in mutande sulla folla affamata. A parte la musica ossessiva, tra progressive e psychobeat (che non c'entra una fava con le immagini), il film gode di una buona fotografia, ottimi colori e panorami suggestivi. Pecca invece con la recitazione, sopratutto delle comparse vampiro che fanno espressioni ridicole (una su tutte la faccia di uno che rimane incollato al parabrezza nel finale) accentuate da improbabili dentoni zannuti posticciacci!
Ad alimentare la dose ci sono poi una serie di situazioni imbarazzanti come il borgomastro che beve solo il suo vino "speciale" da una bottiglia color sangue (sic), il ritrovamento di un dito nel piatto e la conseguente giustificazione che il cuoco ha avuto un incidente (spuntando fuori dalla cucina con il dito tranciato), la bambina che viene soffocata dal ragazzino e poi sepolta dalla madre divenuta anche lei vampiro, il pigiama color sciolta del protagonista e sopratutto la mitica sequenza in cui la contessa vampiro prende in braccio lo studente vampirizzato nudo prima di gettarlo dal balcone, immagine questa quasi iconografica che sembra ammiccare al nascente movimento femminista. Insomma un film che, a suo modo lascia il segno, nonostante non vi sia alcuna traccia di orge o ammucchiamenti sessuali come invece vorrebbe intendere il titolo. Alla fine, però, c'è anche un piccolo salto sulla sedia e una chiusa che, a suo modo, risulta angosciante.
Nessun commento:
Posta un commento