(Ölüm Savasçisi, 1984)
Regia Cüneyt Arkin
Cast Cüneyt Arkin, Osman Betin, Funda Firat
Parla di “superpoliziotto spaccatutto con fisico da pensionato, sgomina banda di ninja aggregati alla mafia italiana, che appaiono alla cazzo con scimitarre di cartone”
Cüneyt Arkin, che i più strenui seguaci del cinema di serie Z, idolatrano come se fosse il loro messia, produce e dirige (e naturalmente anche interprete assoluto) questo assurdo filmaccio in cui la Turchia diventa Hong Kong e il poliziotto Murat una sorta di superguerriero invincibile incaricato di sgominare una banda di ninja mafiosi in Italia (meno male che ci sono gli ottomani a salvarci!). Il fisico di Cüneyt sembra più quello di un pensionato ultrasettantenne in vacanza, mentre si sbraccia sul bel corpicino in costume della biondissima fidanzata, ovviamente preoccupatissima delle sorti del suo uomo.
Nel frattempo assistiamo agli allenamenti di questa specie di scuola di karate in cui un cattivissimo vagamente somigliante a Chuck Norris mena fendenti a destra e a manca arrivando addirittura a sgozzare uno con una carta da gioco lanciata di piatto. Le scene di kung Fu sono debitamente accellerate rendendo le sequenze piuttosto simili alle comiche anni ’30, tra urlacci a profusione messi alla rinfusa, musiche rubate senza pietà dalla colonna sonora di 1997: Fuga da New York e zompi acrobatici in cui non si fatica a vedere l’elasticone che fa sobbalzare le comparse. Poi ci sono i ninja, che ovviamente non usano la Katana ma una bellissima scimitarra turca rigorosamente di cartone pressato mentre scompaiono e riappaiono da tutte le parti con esplosioni di fumo che il sonorizzatore del film cerca di spacciarci per esplosioni atomiche. Tutto questo in appena un’oretta e 10 minuti di assoluta confusione, che già recuperare certi film in buono stato è un’impresa (di cui ringraziamo il grande sito
Cinema Zoo per il fantastico lavoro di ricerca e sottotitolatura), se poi consideriamo che il film è stato girato con gli avanzi del girato di un precedente action di Cüneyt, intitolato Son Savasci (1982), allora potete ben capire quanto poco coerente sarà la narrazione.
Infatti, soprattutto nel finale, non si capisce niente ma vale la pena di arrivare fino in fondo, se non altro per godersi l’assoluta unicità dello scontro tra il cattivissimo e Cüneyt. Quest’ultimo, tra una manata e un calcione accellerato, dà fuoco al nemico ma questi, in un maldestro tentativo di copiare anche Terminator, si solleva dalle fiamme per continuare a combattere, peccato che al suo posto, gli effettisti (a tempo perso anche agricoltori immagino) utilizzino una specie di spaventapasseri tirato coi fili e con il quale tentano, senza riuscirci, di concludere con un epico scontro, questo scherzo su pellicola. La lotta tra Cüneyt e il manichino è qualcosa di epocale, non potete dire di aver vissuto pienamente se non dopo aver visto tutto questo!
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