giovedì 18 aprile 2024

TOP LINE (1988)

Regia Nello Rossati 

Cast Franco Nero, Deborah Moore, George Kennedy 

Parla di “scrittore alcolizzato scopre astronave aliena dentro un galeone spagnolo e da quel momento viene inseguito da tutti, compreso un Terminator modello Michael Jackson”  

Opera poco conosciuta di un onesto mestierante come Nello Rossati, questo Top Line richiama negli intenti la moda del misterioso Triangolo delle Bermude generata nel 1978 con il successo dell’omonimo film di Renè Cardona Jr. Successo che durò una decina d’anni tirandolo per le lunghe con una serie di titoli in cui si inserivano spiegazioni (a turno) di tipo demoniaco/fantascientifico/avventuroso per quanto riguarda l’inspiegabile evento che fece scomparire navi e aerei nel corso dei decenni precedenti (ci fu persino un gioco da tavolo che probabilmente oggi, a livello di collezionismo, vale una fortuna). Purtroppo il film di Rossati arrivò fuori tempo massimo e quindi non se lo filò nessuno. Peccato perché, almeno per quanto riguarda la prima parte, non è malaccio, ma purtroppo quando si entra invece nel vivo della fantascienza con alieni e androidi che il cinema italiano piomba improvvisamente in ambito trash, soprattutto nella resa degli effetti speciali. 

Il protagonista Ted Angelo (Franco Nero) è uno scrittore italiano alcolizzato che vive a Cartagena, mantenuto dalla ex moglie (la bellissima modella Mary Stavin) a scrivere articoli sugli aztechi. Quando giunge alla sua attenzione l’antico diario di un conquistadores, Ted viene invischiato in una serie di omicidi e si reca sulla montagna dove è stato ritrovato il manoscritto, qui scopre un galeone spagnolo al cui interno vi sono elementi di fattura aliena. Da questo momento il film prende una piega da spy story con inseguimenti e sparatorie tra cui una adrenalinica corsa su un furgone pieno di galline guidato da due contadini ubriachi. Tra un sicario e l’altro spunta anche il Terminator, un gigante che sembra la copia ispanica di Michael Jackson nel video Thriller. L’androide rivela la sua fattura meccanica quando, ad un certo punto, finisce nel bel mezzo di una fabbrica di fuochi artificiali che ha preso fuoco, lo vediamo con mezza faccia ricoperta da cavi e cavetti elettrici con un occhio sporgente, attaccato a una protuberanza di plastica, che si muove disconnesso dall’altro; un mirabile esempio di make-up alla caciottara tipico dei b-movie italiano, in altre parole: una meraviglia! 

Ma se il cinema nazionale difetta di alti budget, non lesina in quanto a fantasia e infatti, a distruggere il mostruoso terminator, ci pensa nientemeno che un toro inferocito. Sul finale poi, possiamo goderci appieno l’apparizione dell’alieno, nascosto in forma umana perché ovviamente sono intorno a noi da millenni e chiaramente ci comandano (tanto per citare anche il contemporaneo Essi Vivono). Peccato che la trasformazione sia l’apoteosi del ridicolo, tra filari viscidi e bava colante, il mostro si rivela con una assurda faccia da mastino napoletano che muore miseramente con un semplice colpo di pistola mentre sta per farsi un boccone del povero Franco. E tornando a bomba sul protagonista, non si può che provare compassione per un tapino che sembra l’Indiana Jones dei poveri, costretto a correre a piedi scalzi su un terreno costellato di cactus e ad affrontare il cattivo George Kennedy che gli da le spintarelle con il cofano dell’auto. Estetica trash a parte, il film diverte e intrattiene il giusto, impreziosito da una trainante colonna sonora che mescola trame poliziottesche a sonorità caraibico-elettroniche. All’estero è stato venduto come Alien Terminator, titolo decisamente opportunista ma che comunque mantiene le sue promesse (gli alieni ci sono, il Terminator anche, che volete di più?). 

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