giovedì 11 aprile 2024

SHARKULA (2022)


Regia Mark Polonia 

Cast Jeff Kirkendall, Kyle Rappaport, Jamie Morgan 

Parla di “squalo morso da vampiro diventa vampiro a cui il vampiro offre sacrifici umani e alla fine lo spettatore rimane lì a chiedersi cosa cazzo ha appena visto!” 

MASOCHISMO CINEMATOGRAFICO  

sostantivo maschile

Una (neanche poi troppo) rara forma di malattia mentale che ti impone di guardare schifezze che neanche un neonato girerebbe così male, nonostante tu sappia già cosa ti aspetta. 


Non sono un medico ma potrei diagnosticare questa malattia a chi si approccia alla visione di questo obbrobrio firmato dal prolifico Mark Polonia, autore di inenarrabili schifezze dal quale attendiamo con malcelata impazienza anche Cocaine Shark, nato sull’onda del successo di Cocaine Bear. Del resto non potevo dire che non ero stato avvisato, visto che analoghi titoli come Shark Exorcist o Sharkenstein ravvisavano la porcaggine più estrema. In una scena iniziale realizzata con un filtro che dovrebbe evocare l’effetto flashback ma che, di fatto, taglia a metà lo schermo con una specie di tendina sfumata, vediamo il conte Dracula inseguito da quattro sparuti paesani in mezzo ai campi. Giunto davanti a una scogliera, un villico lancia un coltello che colpisce il vampiro in un’esplosione di sangue digitale fumettosamente pop. Il conte cade in mare, uno squalo gli morde il braccio e lui gli azzanna una pinna. Inizio folgorante con una canzoncina in stile surf che ripete fuori tempo la parola Sharkula fino all’ossessione con una voce da tossico appena levatosi dalla bara. La scena si sposta in una cittadina di mare rinominata lovecraftianamente Arkham dove svolazzano sempre gli stessi due gabbiani (perché lo stesso girato viene mandato in loop più volte nel corso dello spettacolo al fine di aumentare il metraggio col minimo sbattimento possibile). Qui John e Arthur, due tizi che sembrano un mix tra cacciatori di frodo e spacciatori di metanfetamina, prendono alloggio da un rincoglionito di nome Renfield (giustamente!) che recita come uno zombie addormentato indossando un ridicolo cappello. 

Nella cantina c’è una tizia vampirizzata e, in una bara coperta di reti da pesca, dorme il conte Dracula che di notte organizza sacrifici umani a Sharkula “master of the red sea”, un cartoccio a forma di squalo butterato con ridicole ali da pipistrello, appiccicato davanti allo schermo su uno sfondo marittimo recuperato da qualche wallpaper animato: una roba devastante! Del mostro vedremo una pinna inserita malamente su inquadrature di mare mosso, due fanali di auto appiccicati sul fondo marino e un muso di squalo di gomma inquadrato davanti alla scena per farlo sembrare gigante, tutto questo senza che regista e membri della crew provino alcuna vergogna per quello che stanno facendo. Poi siccome è necessario raggiungere almeno un’oretta di girato perché si abbia un lungometraggio ai minimi sindacali, Polonia ci piazza ogni tanto una tizia vestita di pelle che piroetta candelabri circolari con tante belle fiammelle, recuperata da qualche associazione di artisti da strada a basso costo.

Nel mezzo ci sono anche due zombie con tanto di saio da monaco e mascheraccia di gomma da scheletro, che durante le sequenze di sacrifici umani, si guardano negli occhi quasi a chiedersi cosa cazzo ci stanno a fare lì. E visto che bisogna allungare il brodo, a metà film il regista ci ripropone pedissequamente il flashback iniziale, perché forse non avevamo ben capito le origini dello squalo vampiro. La recitazione è inesistente condita da interminabili dialoghi, gli attori si muoverebbero probabilmente meglio se qualcuno gli ingessasse mani e piedi, gli effetti fanno rimpiangere le schifezze catastrofiche che passavano fino a qualche mese fa sul canale TV Cielo (e in America su SyFy Channel) con una CGI talmente primordiale che se ritagliavano il cartoncino e lo muovevano sullo schermo con la mano in bella vista, forse avremmo almeno apprezzato l’artigianalità della cosa (neanche quella poi tanto, visto il ridicolo pipistrello di stracci che ogni tanto svolazza sullo schermo).  Tanto poi alla fine, ad attirare pubblico e distributori basta solo il poster e l’idea dello squalo vampiro, tutto il resto è solo un riempimento inutile ma doveroso. 


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